Un ristorante di New York ha licenziato una cameriera perché ha dichiarato di non volersi vaccinare contro il Coronavirus. La questione, come immaginerete, apre a uno scenario complesso nei rapporti di lavoro subordinati, e non soltanto negli Stati Uniti.
Bonnie Jacobson – questo il nome della dipendente 34enne del ristorante newyorkese – ha detto che non era necessariamente contraria alla vaccinazione, ma voleva prima studiare il potenziale effetto sulla fertilità.
La notizia arriva in un momento cruciale per i ristoranti newyorkesi, quello della riapertura e della promessa che presto anche i ristoratori potranno entrare nella lista di coloro che avranno accesso ai vaccini. Dopo quasi un anno di pandemia che ha decimato l’industria della ristorazione di New York City, costringendo migliaia di attività a chiudere definitivamente e costando il posto a decine di migliaia di persone, queste notizie hanno portato un barlume di ottimismo nel settore.
Ma in un ristorante di Brooklyn, le novità hanno provocato uno scontro tra il proprietario e una cameriera che sostiene appunto di essere stata licenziata per essersi opposta al vaccino, richiesto dal locale per tutti i suoi dipendenti. “Sostengo totalmente il vaccino”, ha detto la cameriera in un’intervista, spiegando di essere preoccupata sui possibili effetti sulla sua fertilità.
Quello che al momento è un episodio isolato mette in realtà in luce uno snodo fondamentale nel sistema di vaccinazione: da un lato ci sono i ristoratori che vogliono ripartire in sicurezza, dall’altro la libertà di scelta dei singoli che, a meno che il vaccino non sia reso obbligatorio, possono legittimamente scegliere di non farlo.
[Fonte: New York Times | Ph. Pixabay]