Alla luce dei numerosi rincari da record nei mercati cerealicoli globali, causati dall’imperversare della guerra in Russia e Ucraina, il dipartimento dell’agricoltura statunitense (Usda) ha individuato il riso come nuovo potenziale protagonista dei consumi alimentari mondiali. Una previsione di cui l’Italia, responsabile di oltre il 50% dell’intera produzione europea, dovrebbe rallegrarsi: peccato, però, che la stretta della siccità e l’aumento dei costi di produzione potrebbero costare allo Stivale un taglio delle semine su ben 3000 ettari.
A lanciare l’allarme ci pensa Coldiretti, che sottolinea come all’esplosione dei costi energetici, del gasolio e dei fertilizzanti vanno aggiunti i problemi legati a un periodo di prolungata siccità, che di fatto ha portato la portata d’acqua del fiume Po a un livello più basso di quello estivo. Una carenza che pesa soprattutto nelle fasi iniziali di sommersione del riso, e che di fatto è stata a malapena tamponata – ma di certo nemmeno lontanamente risolta – dalle timide precipitazioni delle ultime settimane.
La potenziale soluzione a questo quadro di crisi, secondo il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini, è di “lavorare fin da subito sugli accordi di filiera”, che di fatto rappresentano “uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione”.