Nuovo allarme da parte di Coldiretti, questa volta riguardante il riso italiano: nel 2022 ci saranno 10mila ettari in meno, si passerà da 227mila ettari a 217mila a causa dei rincari dei prezzi di produzione provocati dalla guerra in Ucraina.
L’aumento esorbitante dei prezzi ha costretto gli agricoltori a tagliare le semine di riso, cosa che impatterà sicuramente sull’approvvigionamento alimentare italiano. Ogni anno, infatti, in Italia si raccolgono 1,5 milioni di tonnellate di risone, più del 50% dell’intera produzione dell’Unione Europea.
La situazione, però, potrebbe peggiorare: a causa dell’aumento dei costi del grano, ecco che i consumi alimentari mondiali potrebbero spostarsi dal grano al riso, aggravando ancora di più le cose.
Il problema è relativo all’aumento incontrollato dei costi energetici: si parla del +170% per i concimi e del +129% per il gasolio. A questo si aggiungono i danni provocati dalla siccità, fattore che ha pesato non poco durante le fasi iniziali di sommersione del riso.
Per questo motivo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha spiegato che, per cercare di arginare l’aumento dei costi di produzione, bisogna lavorare agli accordi di filiera.
Senza dimenticare, poi, la concorrenza sleale che arriva dalle importazioni low cost dai paesi asiatici. Un esempio? Dal Myanmar importiamo 51 milioni di kg di riso: p il primo fornitore, anche perché da due anni a questa parte sia Myanmar che Cambogia hanno tratto beneficio da facilitazioni come l’azzeramento dei dazi per esportare in Italia e Europa.
Per questo i produttori nostrani chiedono che venga attivata automaticamente la clausola di salvaguardia che prevede il blocco delle agevolazioni quando le importazioni di riso da Paesi meno avanzati superano la soglia del 10%.