Più della metà dei campi europei adibiti alla produzione di riso si trovano in Italia, e contribuiscono il 54% della produzione totale comunitaria: dati che evidenziano la posizione del Bel Paese come leader assoluto in Europa. Lo sottolinea un’analisi condotta dal Crea, l’ente del governo italiano per la ricerca in ambito agricolo.
Crea che, come ha sottolineato nel corso del convegno “”La ricerca sul riso, i cambiamenti climatici e la disponibilità di acqua: le sfide per la risicoltura italiana” tenutosi a Vercelli, promuove la ricerca scientifica come unica strategia per riuscire a mantenere il primato in questo settore sempre più minacciato dal cambiamento climatico. Gli obiettivi, chiaramente legati fra loro, sono di ridurre il più possibile l’utilizzo di fertilizzanti e agrochimici e tutelare l’acqua, il suolo e la biodiversità.
Tra le soluzioni proposte spiccano la semina in asciutta a file interrate e soprattutto il miglioramento genetico, ultima frontiera innovativa nell’ambito della sostenibilità per la filiera agroalimentare. Le vie più sperimentate, in particolare, sono l’introduzione di resistenze genetiche specifiche a fenomeni resi più comuni dal cambiamento climatico, o il miglioramento della crescita della pianta legato al contenimento di malerbe e infestanti. Anche nell’ambito del biologico si studiano strategie parallele a questa, con l’utilizzo di varietà geneticamente resistenti unite a rotazioni adeguate e cover crop per combattere le infestanti.
Il settore di ricerca del Crea, nel frattempo, è al lavoro per la messa a punto di soluzioni digitali per la gestione agronomica della risaia. Altri comparti, invece, si concentrano sullo studio delle interazioni tra il riso e microrganismi alleati per studiare un’eventuale introduzione di quest’ultimi nella filiera di produzione.