Beh, era alquanto prevedibile. Nella nuova bozza della manovra l’IVA al 5% su prodotti per l’infanzia come il latte in polvere per neonati, le preparazioni per l’alimentazione dei bambini e i biberon (per tacere poi degli assorbenti, dei tamponi e delle coppette mestruali) risalirà al 10%. Tanto per dire, poi, anche la plastic tax e la sugar tax rimarranno boccate fino a fine giugno: tecnicamente presenti sin dalla manovra 2020, ecco che in realtà non sono mai entrate in vigore e quindi partiranno (forse) dal 1 luglio 2024. Ma torniamo ai nostri alimenti per l’infanzia.
Perché risale l’IVA sugli alimenti per l’infanzia?
A spiegare il perché della risalita dell’IVA dal 5 al 10% per queste tipologie di prodotti è il Codacons. Esattamente come avevamo preventivato, pur non essendo degli economisti, il problema è stato uno solo: il consumatore finale non ha risparmiato praticamente nulla con questo taglio dell’IVA perché i soldi dell’IVA ridotta non sono andati a scalare il prezzo per il consumatore finale, bensì sono stati assorbiti dalle tasche dei produttori e dei commercianti.
Il Codacons afferma che i mancati controlli sui prezzi da parte del Governo hanno fatto sì che questo taglio dell’IVA avesse effetti minimi sui consumatori. In primo luogo perché abbassare l’IVA su generi per l’infanzia e assorbenti non ha riguardato tutta la platea di famiglie.
In secondo luogo, fatto forse ancora più eclatante, ecco che il taglio dell’IVA non è stato trasferito ai prezzi al dettaglio: in pratica la maggior parte dei commercianti non ha ridotto il prezzo al pubblico, ma ha lasciato i prezzi al dettaglio praticamente invariati in modo che quel 5% di differenza dell’IVA finisse nelle proprie tasche.
Il Codacons ha poi spiegato che loro sono ovviamente favorevoli a una riduzione della tassazione sui beni di prima necessità, tuttavia per essere efficace questa deve:
- essere estesa a una gamma più ampia i prodotti (tali prodotti devono interessare una fascia molto più vasta della popolazione, non riguardare solo prodotti di nicchia o che verranno usati da una platea ridotta di consumatori)
- essere correlata a controlli sui prezzi al dettaglio in modo da evitare quello che è successo adesso, dove i tagli dell’IVA non sono serviti per aiutare le tasche degli italiani, ma solo quelle dei commercianti (che per carità, sono sottoposti a una tassazione esagerata, ma che avrebbero comunque potuto fare a metà con i clienti finali)
Codacons ha fatto poi l’esempio degli assorbenti per le donne. Con l’IVA passata dal 10 al 5%, ecco che a confezione si è avuto un risparmio medio di 20 centesimi a pacco. Considerando che però una donna spende circa 126 euro all’anno per gli assorbenti, il risparmio finale sarà al massimo di 6 euro all’anno. Quindi troppo poco per fare la differenza.
Per quanto riguarda i biberon, invece, difficile fare una valutazione esatta in quanto i prezi variano tantissimo a seconda della marca e del luogo di acquisto. Tuttavia, considerando un costo medio di 8,5 euro a biberon, con l’IVA al 5% si sarebbero risparmiati al massimo 1,19 euro a pezzo. Troppo poco anche qui per fare la differenza visto che non è che uno compri un biberon a settimana.