Finalmente è ripartito l’export della carne di maiale dall’Italia al Giappone. In realtà l’accordo che ha permesso di riaprire le frontiere risale al mese di maggio 2023 (confermato poi anche nel mese di luglio 2023), quando i Servizi Veterinari del ministero della Salute italiano e la rispettiva controparte del Ministry of Agriculture, Forestry and Fisheries del Giappone si sono finalmente accordati per stabilire quali fossero i requisiti sanitari indispensabili affinché potesse essere eliminato il divieto di import/export a causa dei focolai di Peste suina africana in Italia.
L’export di carne suina in Giappone riparte dall’Emilia-Romagna
Tutto ricomincia a partire da due stabilimenti italiani in Emilia-Romagna, più precisamente con il prosciutto cotto Parmacotto che verrà nuovamente esportato in Giappone. Il via libera, infatti, comprende sia la carne suina che i salumi (questi ultimi a patto che siano stati sottoposti a trattamento termico, al momento sono ancora ferme le esportazioni dei salumi crudi, anche se stagionati).
Alessio Mammi, assessore regionale all’Agricoltura e alimentazione nella regione, parla ovviamente di un risultato importante sia per il sistema italiano che per tutto il sistema delle Denominazioni di origine protetta dell’Emilia-Romagna.
E cita qualche dato: il report Ismea Qualivita 2023 sostiene che le Dop derivanti dalle carni suine della sua regione valgano qualcosa come circa 1,5 miliardi di euro, senza citare poi tutta la restante produzione.
Mammi ha poi continuato riferendo che il tema delle esportazioni delle carni di maiale è stato proprio il primo punto che le autorità italiane in Giappone hanno voluto prendere in considerazione durante la più recente missione istituzionale che l’Emilia-Romagna ha condotto nel paese durante gli scorsi mesi.
Visto che ormai i salumi sottoposti a trattamento termico possono essere esportati in Giappone ecco che adesso il prossimo obiettivo è riuscire a esportare in Giappone anche i salumi crudi stagionati, con particolare riferimento ai prosciutti stagionati da più di 400 giorni.
Tale accordo è stato reso possibile grazie al lavoro svolto dall’ambasciata italiana a Tokyo e dal Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, lavoro che ha permesso di creare quelle condizioni favorevoli necessarie alla ripresa delle esportazioni basate su dati ed evidenza scientifica.
Ricordiamo come l’anno scorso fossero stati confermati casi di Peste suina africana in Lombardia (nonostante il bando da 2,2 milioni di euro per le recinzioni e la nuova rete di macelli, con tanto di Report che aveva dedicato una puntata ai metodi di abbattimento finanziati dalla regione Lombardia), in Calabria e, a novembre 2023, in Emilia-Romagna.