Rider, Di Maio: “Norma pronta, nella legge sul salario minimo”

Rider, Di Maio: “Norma pronta, nella legge sul salario minimo”

Su Facebook il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha parlato della norma sui rider. Pare che la legge sia pronta: verrà inserita nella legge sul salario minimo. Di Maio dice basta alla “retribuzione a cottimo”. Se possibile, il governo tenterà di farla diventare una legge vera e propria mettendola nella fase di conversione del decreto Crescita. Tuttavia per fare ciò, bisognerebbe avere le autorizzazioni dei presidente delle Camere. Di Maio ricorda che avevano già tentato di inserire tale legge nel decreto relativo al reddito di cittadinanza, ma era stata eliminata perché estranea alla materia in questione. E visto che fare un disegno di legge specifico vorrebbe dire far trascorrere troppo tempo, ecco che ci si riproverà prima col decreto Crescita e, se qui non andasse a buon fine, nella legge sul salario minimo. Ma cosa cambia per i rider?

Visto che non si è riusciti a raggiungere un accordo fra le aziende di food delivery, le associazioni dei rider e le parti sociali in causa, ecco che si è reso necessario realizzare una vera e propria “norma riders”. Scopo di questa norma sarà quello di proteggere i lavoratori che non hanno tutele minime e il cui stipendio deriva da un algoritmo. Secondo Di Maio, i lavoratori del mondo della gig economy avranno anche loro diritti e tutele:

  • copertura Inail per eventuali infortuni
  • contribuzione Inps migliore (viene superata la gestione separata)
  • divieto assoluto di retribuzione a cottimo

Secondo Di Maio in questo modo i rider si trasformeranno in lavoratori veri e propri e non verranno più sfruttati. Non è certo un caso che Di Maio stia premendo il pedale dell’acceleratore su questa norma. E’ di qualche giorno fa la notizia relativa al gesto minaccioso e alquanto discutibile del collettivo dei rider. Un breve riassunto: i rider di Deliverance Milano (il colletivo politico di precari e fattorini attivi nel settore del delivery food) proprio il 25 aprile avevano pubblicato su Facebook una lista di vip che non danno la mancia. Libertà di stampa? Invasione della privacy altrui? Rivelazione di dati sensibili? Gli aspetti da considerare per un tale gesto sono tanti, ma quello che ha fatto preoccupare di più l’opinione pubblica è stato il fatto che i rider hanno, neanche tanto velatamente, ricordato ai loro clienti che sanno tutto di loro, conoscono le loro abitudini, quello che mangiano e che entrano spesso nelle loro case.

Minacce non proprio simpatiche, che non hanno risparmiato neanche le aziende: i rider hanno rammentato alle piattaforme digitali del delivery food che sono loro a produrre i dati e che, pertanto, conoscono i loro punti deboli e potrebbero usarli contro di loro. Ma non finisce qui. In vista del 1 maggio, il collettivo ha chiesto di scioperare e di non usare le app. I rider hanno le idee chiare: il problema non sono tanto le mance in sé (probabilmente il gesto è servito per dare visibilità alla situazione), quanto al fatto di non avere un minimo garantito che permetta ai giovani lavoratori di difendersi dal “ricatto del cottimo”.

La norma rider di Di Maio servirà a placare gli animi? Staremo a vedere. Intanto qui potete dare un’occhiata al post integrale di Luigi Di Maio:

https://www.facebook.com/LuigiDiMaio/posts/2225118194191381