Molto prevedibilmente in merito all’inchiesta sui rider e alla richiesta di loro assunzione da parte della procura di Milano, ecco che i colossi del food delivery Deliveroo, Just Eat, Uber Eat e Glovo hanno deciso di fare ricorso.
Breve recap: un’indagine della procura di Milano in merito alla situazione lavorativa dei rider ha portato all’obbligo di assunzione per 60mila rider con multe da 733 milioni di euro per mancato rispetto del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro e conteggi di Inps e Inail per contributi e versamenti assicurativi mancanti. Pensate che solo per gli arretrati dell’Inps si parla di più di 1 miliardo di euro.
E mentre i sindacati plaudono l’indagine della procura di Milano e lo stesso Andrea Orlando, nuovo ministro del Lavoro, si complimenta con Francesco Greco, procuratore di Milano, ecco che i colossi del fast food non ci stanno.
Per cercare di bloccare i pagamenti, Deliveroo, Just Eat, Uber Eat e Glovo hanno deciso di fare ricorso. A parlare per primo è stato Deliveroo che spiega che l’inchiesta riguarda vecchi contratti e che non avrà impatti sulle attività in Italia. Tuttavia non concordano con il quadro che sta emergendo e contesteranno il tutto nelle sedi opportune.
Nel frattempo voci di corridoio non confermate cominciano ad ipotizzare che qualche piattaforma, al posto di pagare arretrati, multe e sanzioni, possa decidere di abbandonare l’Italia come fatto da Foodora un paio di anni fa.
Anche Assodelivery, di cui fanno ancora parte Uber Eat e Glovo, in una nota si è dichiarata sorpresa di tali dichiarazioni. E intanto analizza i documenti che sono stati forniti. Appare leggermente diverso il caso di Just Eat che a novembre scorso era uscito da Assodelivery, annunciando che avrebbe assunto 3mila persone a tempo indeterminato. Dal canto suo Just Eat ha sottolineato che i rider, in quanto lavoratori subordinati, avranno vantaggi e tutele tipiche di queste modalità di lavoro, inclusi dispositivi di sicurezza, abbigliamento idoneo e zaini per le consegne.
E mentre anche la stampa estera di occupa della questione rider in Italia, ecco che Maurizio Landini, leader della Cgil, ribadisce ancora una volta che anche i rider devono essere assunti.
Tuttavia la Procura di Milano non ha esplicitamente chiesto che i rider siano inquadrati come lavoratori subordinati, bensì che venga applicato l’articolo 2 del DL 81 del Job Act ovvero che si applichino ai rider le condizioni del lavoro subordinato, con tanto di tutela sul licenziamento e mantenimento del contratto di collaborazione.