Sono tempi bui per il settore dell’ospitalità in quel d’oltremanica: una recente analisi di mercato aveva svelato che, nel relativamente breve lasso temporale degli ultimi tre mesi, si è perso circa una attività ogni singola ora a causa degli aumenti ai prezzi dell’energia e delle materie prime; e ora quei dati trovano ulteriore, preoccupante risonanza anche in un nuovo sondaggio commissionato da UK Hospitality in cui è emerso che il 35% delle imprese del Regno Unito teme di non riuscire a vedere la fine dell’anno. Sarà un panettone amaro, in altre parole: il 96% degli intervistati ha naturalmente dichiarato di essere alle prese con costi energetici ormai saliti alle stelle, e il 93% guarda con forte preoccupazione al tasso di inflazione che continua a crescere.
Problemi, questi, che naturalmente si riversano anche sui consumatori: il 77% degli intervistati ha assistito a un calo del numero di persone che mangiano fuori, chiaro sintomo di un potere d’acquisto sempre più strozzato dal caro vita, e l’85% che si aspetta che il numero diminuisca ulteriormente nel quarto trimestre dell’anno in corso. È una tempesta perfetta, dunque, quella che si sta abbattendo sull’ospitalità britannica, che rivolgendosi alle autorità governative non trova altro che un nero abisso di incertezze: d’altronde, con una premier che ha avuto vita più corta di una lattuga, è difficile trovare figure pronte a fornire il sostegno o la stabilità di cui le imprese hanno bisogno.
“Un ulteriore sgravio delle tariffe aziendali è assolutamente fondamentale per evitare che le aziende si trovino di fronte a un baratro nell’aprile del prossimo anno” si può leggere in una nota stampa emessa da UK Hospitality in collaborazione con il British Institute of Innkeeping, la British Beer and Pub Association e Hospitality Ulster. “Una mossa per tagliare l’IVA nel settore, inoltre, farebbe miracoli nel dare ai consumatori la fiducia di cui hanno bisogno per supportare le loro attività locali”.