Quasi la metà dei cittadini del Regno Unito ha ridotto sensibilmente i propri acquisti di cibo a causa degli aumenti ai prezzi: stando ai dati redatti dall’Office for National Statistics, infatti il 49% dei britannici ha acquistato meno beni alimentari del solito nel periodo compreso tra il 22 giugno e il 3 luglio – rispetto a un misero 8% a quanto il sondaggio ebbe inizio, nel settembre 2021. I più attenti ricorderanno che il capitolo dei prezzi alimentari nelle Terre della Regina è piuttosto delicato: lo stesso Governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, lo definì “apocalittico” in occasione di un intervento alla Camera dei Comuni verso la fine di maggio, e sempre più cittadini scandagliano i supermercati alla ricerca dei prodotti più convenienti.
Il tasso di inflazione dei prezzi al consumo ha raggiunto il 9,1% – un record considerando gli ultimi 40 anni -, con i prezzi di cibo e bevande in aumento dell’8,6%: non è certo una sorpresa, dunque, notare che il 91% dei cittadini presi in esame dall’analisi citata nel primo paragrafo sostenga di aver dovuto fare i conti con un notevole aumento del proprio costo di vita. Difficoltà finanziarie crescenti che, come accennato, finiscono di fatto per riversarsi sulle performance degli stessi supermercati: Sainsbury’s riporta un calo del 4% nelle vendite complessive nell’ultimo trimestre, e Tesco ha affermato che gli acquisti dei clienti si stavano facendo sempre più piccoli ed economici.