Inutile girarci intorno, che d’altronde è una storia a cui dedichiamo spazio da mesi: il settore dell’ospitalità del Regno Unito sta attraversando un periodo davvero difficile. Le motivazioni, come sovente capita in casi di questo genere, sono numerose, ma anche piuttosto semplici: da una parte abbiamo i rigori del cosiddetto caro bollette, con costi di mantenimento schizzati alle stelle; dall’altra un tasso di inflazione ai massimi storici che ha considerevolmente mutilato il potere d’acquisto dei consumatori costringendoli a rinunciare a qualche visita al pub o al bar di fiducia. Il risultato? Un recente rapporto elaborato da UHY Hacker Young ha svelato che il numero di aziende del settore costrette a tirare giù per l’ultima volta la serranda è salito del 180% in appena un anno.
Il cliente ha sempre ragione
Di nuovo, il cocktail letale ha diversi ingredienti, ma tutti relativamente semplici e in un modo o nell’altro collegati alla dura legge del denaro: naturalmente le difficoltà legate alle conseguenze del Covid, con l’intermittenza di chiusure forzate e una ripresa costante ma lenta, hanno già messo in grossa difficoltà i bilanci di bar e pub; che si sono poi trovati a dovere fare i conti con costi di mantenimento saliti alle stelle e un brusco calo delle vendite.
“È profondamente preoccupante che così tanti pub e bar stiano chiudendo i battenti” ha commentato a tal proposito Peter Kubik di UHY Hacker Young. “Oltre alle conseguenze finanziarie per proprietari e dipendenti, la perdita di un pub può essere un duro colpo per la comunità. Questo è un periodo particolarmente difficile per i proprietari di pub e bar, che si trovano a dover spendere sempre di più guadagnando sempre meno”.
“Guadagnando sempre meno”, già. Un nodo insolvibile e condannante: come accennato, il portafoglio dei sudditi di Re Carlo è sempre più leggero, e con un’economia ormai impantanata nella recessione ogni penny speso al pub rischia di diventare un’imperdonabile leggerezza.
Le attività, nel frattempo, cercano di arrangiarsi come possono: in molti ad esempio hanno deciso di ridurre gli orari di apertura per risparmiare sulle bollette; e altrettanti si sono visti costretti a rinunciare ai lauti profitti delle feste natalizie a causa della carenza di personale.
“Forse il governo dovrebbe considerare cosa può fare per alleviare le pressioni, ad esempio, estendendo il regime di riduzione della bolletta energetica per il settore dell’ospitalità” ha aggiunto Kubik. Il governo, a onore del vero, non è rimasto con le mani in mano: solamente un mesetto fa ha prorogato il blocco delle accise sugli alcolici per sostenere i pub e i bar, ad esempio. È chiaro, tuttavia, che la mancanza di stabilità che ha ormai contagiato l’economia nazionale passa anche per la classe politica: come si può pensare a soluzioni a lungo termine quando una premier dura meno di una lattuga?