Regno Unito: l’agricoltura sostenibile non sta salvando gli insetti dall’estinzione

Secondo uno studio inglese le pratiche di agricoltura sostenibile stanno fallendo nel rallentare la scomparsa degli insetti.

Regno Unito: l’agricoltura sostenibile non sta salvando gli insetti dall’estinzione

L’agricoltura sostenibile non sta funzionando – o almeno, non del tutto. Secondo un recente rapporto pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society, infatti, le pratiche per l’appunto più sostenibili e rispettose della fauna selvatiche introdotte nel corso degli ultimi trent’anni non sono riuscite a fermare il declino delle popolazioni di insetti nei terreni agricoli del Regno Unito. Dati alla mano, infatti, api, ragni e coleotteri sono scomparsi due volte più velocemente nelle aree a coltura intensiva, determinando una drastica – e pericolosamente rapida – perdita di biodiversità che ha portato alcune specie al rischio di estinzione.

Agricoltura sostenibile e la scomparsa degli insetti

pesticidi

“Per la maggior parte dei gruppi tassonomici di insetti inclusi in questo studio, il declino sembra essere accelerato negli ultimi anni” si legge nel rapporto in questione. L’ipotesi avanzata dai ricercatori è che, nonostante tali pratiche di agricoltura sostenibile – che di fatto spaziano dall’introduzione di siepi e fiori selvatici nelle colture a una regolamentazione più severa per quanto concerne l’utilizzo di pesticidi – abbiano un impatto più o meno notevole a livello locale, il loro impatto su livello nazionale è insufficiente a causa del mancato impiego su larga scala.

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“Il messaggio principale per i responsabili politici è che gli sforzi che abbiamo compiuti negli ultimi 30 anni non sono sufficienti” ha commentato a tal proposito Francesca Mancini, ricercatrice capo del Centre for Ecology and Hydrology del Regno Unito, nel sottolineare l’importanza degli insetti negli ecosistemi naturali. Lo studio, come accennato in apertura, ha preso in esame le aree della Gran Bretagna con una presenza alta o bassa di terreni coltivati, e rivelato cali verticali delle popolazioni di insetti in quelle aree ad alta densità di colture.

Nelle aree con più del 50% di copertura agricola, le specie di invertebrati erano scomparse dal 5% dei siti in cui, trent’anni fa, erano ancora presenti; mentre nelle aree con meno del 50% di copertura agricola si è registrato un tasso di scomparsa del 2%. Tra le specie più colpite spiccano soprattutto i ragni e le api.

“Sono cali piuttosto consistenti” ha continuato Mancini. “Pensavamo che, con l’introduzione delle pratiche di agricoltura sostenibile a partire dagli anni ’90, ci sarebbe stato un rallentamento o una stabilizzazione della scomparsa degli insetti. Ma non è stato così, e i dati mostrano che le cose continuano a peggiorare”.

L’ipotesi avanzata dal gruppo di studio è che tale declino sia dovuto in particolare all’intensificazione dell’agricoltura, al continuo utilizzo di insetticidi nocivi, alla perdita di habitat naturali a costeggiare le colture e al peggiorare delle condizioni meteorologiche, siccità compresa.

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