È un meccanismo naturale, prevedibile, quasi addirittura scontato – quando i prezzi aumentano e il portafoglio diventa sempre più magro è ora di stringere la cinghia. Una reazione che, di fatto, può essere declinata in più modalità: riempiendo il carrello con prodotti di seconda scelta, rinunciando alla cena al ristorante o alla vacanza esotica (ma non al bicchierino di roba buona, sia chiaro) e perfino acquistando friggitrici ad aria in modo da dover accendere il forno il meno possibile. In altre parole, con l’ombra della recessione che incombe sul Regno Unito e un tasso di inflazione che ha raggiunto il picco degli ultimi 40 anni, i cittadini non hanno alcuna scelta: ogni penny va salvato, risparmiando anche su ciò che si porta in tavola – motivo per cui i prodotti surgelati hanno registrato un boom di vendite.
Tradizionalmente il cibo surgelato è decisamente più economico rispetto ai “colleghi” freschi – una caratteristica che, in un era macchiata dal caro vita, li rende particolarmente più attraenti. È quanto emerso da un’indagine di mercato condotta dagli esperti di NielsenIQ, che sottolinea anche importanti cali nelle vendite di frutta, verdura, carne fresca, pesce e pollame.
Altrettanto interessante – ma vagamente preoccupante – notare, per di più, come le vendite totali di generi alimentari siano aumentate del 4,7% su base di valore rispetto all’anno scorso, con un calo in volume del 6% – chiaro sintomo che sì, si spende di più, ma di fatto si porta a casa meno.