Cieli grigi e freddi sul Regno Unito: i tempi a venire si preannunciano particolarmente duri per gli amici d’oltremanica, che superato il lutto per il decesso della Regina Elisabetta si trovano a dover fare i conti con un tasso di inflazione che ha ormai abbondantemente superato la doppia cifra, stabilendo il picco massimo degli ultimi 40 anni, e l’ombra della recessione che pare assumere connotati sempre più concreti. Naturalmente, proprio come di fatto sta accadendo in Italia, i cittadini stanno rivedendo le proprie strategie di consumo per far fronte al caro vita: c’è chi si rivolge ai discount a caccia dei prezzi più convenienti, chi acquista friggitrici ad aria per non dover accendere il forno e perfino chi decide di fare scorta di candele per trovarsi pronto in caso di blackout. In molti, per di più, hanno preso ad acquistare con maggiore frequenza i cibi surgelati, notoriamente economici, e la verdura danneggiata o “imperfetta”.
I nostri lettori più attenti si ricorderanno che, appena un paio di mesi fa, vi raccontammo della tendenza di alcuni supermercati a popolare i propri scaffali con la frutta e la verdura rimasta danneggiata dalla morsa della siccità: si trattava (e si tratta tuttora, di fatto) di prodotti non conformi agli standard di qualità ma che, con ogni probabilità, erano perfettamente commestibili. Come potrete immaginare il loro prezzo è tendenzialmente inferiore ai loro colleghi più fortunati, che non hanno conosciuto siccità o grandine, e pertanto ora rappresentano un importante risorsa per le famiglie di tutto il Regno Unito: il The Guardian riporta un aumento del 38% delle vendite di questi particolari prodotti nel solo mese di settembre, mentre i cibi surgelati aumentano del 10%.
“I consumatori sono alla ricerca di modi per gestire i budget ed evitare di pagare di più per i loro acquisti” ha commentato a tal proposito Fraser McKevitt, Head of Retail and Consumer Insight di Kantar, una società che si occupa di analisi di mercato. “In genere siamo riluttanti a cambiare ciò che mangiamo, quindi si tratta più di attenersi al cibo che conosciamo e amiamo mentre cerchiamo alternative più economiche”.