Uno studio condotto dai ricercatori della Coventry University, nel Regno Unito, ha esaminato i nutrienti contenuti in 28 tipi di frutta e verdura venduti sul territorio nazionale nel 1949, 1991 e nel 2019; e rilevato che gli esemplari in vendita in tempi odierni contengono meno della metà della quantità di ferro, magnesio, sodio e rame rispetto a quelli di ottant’anni fa.
Nello specifico, l’analisi ha rilevato che i livelli medi di sodio sono diminuiti del 52% nel periodo preso in analisi, mentre quelli di ferro e rame sono calati rispettivamente del 51 e del 49%. L’ipotesi formata dai ricercatori che hanno formato il gruppo di studio è che questa diminuzione sia il risultato di una maggiore dipendenza dai prodotti importati e di un passaggio a un modello di agricoltura più industriali: questo, unito al fatto che molte persone (adolescenti in particolare) seguono una dieta non sufficientemente varia, alimenta un concreto rischio di malnutrizione nella popolazione britannica.
Il ragionamento condotto dagli studiosi è che la maggior parte delle varietà di frutta e verdura consumate oggi sono state selezionate nel corso del tempo tra le più redditizie, e questa mentalità più attenta alla resa “ha in gran parte ignorato le conseguenze sulla qualità nutrizionale”. L’invito rivolto al governo britannico è di monitorare con più attenzione e regolarità la qualità nutrizionale della frutta e verdura che finisce sulle tavole dei cittadini.