L’approvvigionamento idrico del Regno Unito del futuro sarà, con ogni probabilità, inscritto nel segno del riciclo delle acque reflue. Diverse compagnie idriche, infatti, stanno mettendo a punto sistemi toilet-to-tap (letteralmente “dal gabinetto al rubinetto”) per trarre acqua potabile da, per l’appunto, operazioni di riciclo delle acque reflue. Addirittura, secondo le previsioni delle autorità governative, si stima che entro il 2030 l’acqua dei servizi igienici potrebbe essere depositata nei fiumi vicino ad appositi impianti di trattamento, dove verrebbe poi raccolta e trattata per ottenere dell’acqua potabile: peccato che si tratti, nonostante l’innegabile virtù, di una mossa fortemente impopolare tra i sudditi della Regina.
Sir James Bevan, capo dell’Agenzia per l’ambiente, è pertanto intervenuto per sottolineare come l’acqua ottenuta secondo questo procedimento sia “perfettamente sicura e sana”, e ha invitato i cittadini inglesi a essere “meno schizzinosi”. Secondo Sir James, infatti, sarebbe opportuno “cambiare il modo in cui pensiamo alle risorse idriche: quando apriamo il rubinetto, ciò che esce inizia in un fiume, un lago o una falda acquifera. Più ne prendiamo, più prosciughiamo quelle fonti”. In altre parole, i governi sono chiamati a dimostrare una forte volontà politica nonostante il possibile malcontento – anche perché, considerando che la siccità degli ultimi mesi ha di fatto completamente prosciugato la sorgente del Tamigi, la finestra utile per agire continua ad assottigliarsi.
D’altro canto, il riciclo delle acque reflue è un’operazione già ampiamente praticata in certe parti del mondo: ve la ricordate la birra prodotta con l‘urina in quel di Singapore?