Merendine e bibite gasate e zuccherate avranno vita difficile in UK, anzi no. Una serie di misure per evitare la diffusione del junk food, compresi i divieti di offerte con prodotti omaggio nei supermercati, e le pubblicità in momenti sensibili, sono state rinviate dal governo di Boris Johnson: sospese per almeno un anno, con opzione di essere eliminate del tutto. Questo però, avverte l’ex ministro della salute Lord Bethell, creerà un grave danno alle politiche contro l’obesità nel Regno Unito.
Londra sta riflettendo da anni su come agire per contrastare l’obesità alla fonte, dato che la salute pubblica è anche una questione economica per le casse dello Stato: una tassa sulle merendine, ovvero i cibi ad alto contenuto di zuccheri e sale; o appunto delle limitazioni orarie agli spot e agli sconti speciali. E le misure sembravano ben avviate, fino a che non è arrivata l’inflazione sui beni alimentari, causata dalla guerra ma ancora prima dalla crisi della supply chain emersa nel post pandemia: a quel punto Boris Johnson ha iniziato ad attuare un dietro front, che si è concretizzato in una riunione ministeriale la scorsa settimana.
La crisi economica è un buon motivo per stoppare le politiche contro l’obesità? Non la pensa così Lord Bethell, ministro della salute nello stesso governo Johnson, ma silurato nel rimpasto dello scorso anno. Ha detto che il fallimento nell’impedire alle persone di mangiare cibo spazzatura aumenterà il numero di persone che necessitano di cure del SSN.
Ha dichiarato al programma Today di BBC Radio 4: “Sono preoccupato che ciò azzopperà la strategia contro l’obesità. E avrà un enorme effetto su tutti i nostri obiettivi di salute. Più persone si ammalano di cancro a causa degli effetti legati all’obesità. Quindi il piano decennale contro il cancro, i cinque anni extra di longevità e molti altri dei nostri obiettivi di salute sono danneggiati da questo. Tutte queste malattie causata dal sovrappeso dovuto al cibo spazzatura ricadono sul servizio sanitario e sui contribuenti”.