Un Davide contro Golia dei giorni nostri, dove tuttavia a sconfiggere il colosso non è una fionda ma le rigide maglie della legge: ci stiamo riferendo a quanto accaduto tra Red Bull e Bullards, un piccolo produttore di gin fondato nel ben lontano 1837 in quel di Norwich, Regno Unito. I lettori più attenti (o forse i più maliziosi) potrebbero già aver intuito dove vogliamo andare a parare: i legali del colosso delle bevande energetiche, infatti, hanno intrapreso un’azione legale citando un “”rischio di confusione da parte del pubblico” poiché entrambi i marchi fanno uso del termine “bull”, ossia toro.
Red Bull aveva dunque chiesto a Bullards di eliminare una serie di beni e servizi, tra cui bevande energetiche, eventi e bevande analcoliche. Il timore di aver pestato i piedi a un gigante, naturalmente, era tanto: Russel Evans, che gestisce Bullards, ha detto che molte persone gli avevano consigliato di fare come richiesto e chinare il capo. Evans, tuttavia, non pare essere il tipo da arrendersi di fronte a una voce grossa: “Ma sembrava sbagliato cedere a Golia, quindi abbiamo deciso di farci valere e sono contento di averlo fatto” ha commentato. Bullards, naturalmente, non si occupa di produrre bevande energetiche; ma parte della sua offerta è composta da bevande analcoliche, che Red Bull avrebbe voluto eliminare. “Volevano anche che smettessimo di fare eventi, il che è ridicolo” ha aggiunto Evans.
La decisione di Evans si è dimostrata giusta: il tribunale ha respinto le richieste di Red Bull e concesso a Bullards di continuare la propria produzione. Il colosso delle bevande energetiche, tuttavia, non sembra averla presa troppo bene: “Non riteniamo opportuno commentare una questione legale del genere”, ha commentato un portavoce. Immaginatevi che casino faranno quando scopriranno che in Italia c’è una città intera chiamata “Torino”: che facciamo, denunciamo il capoluogo piemontese perché potrebbe confondere i consumatori?