Un “sì” che è costato il lavoro di un anno e la fatica di intere generazioni, ma che ha permesso di evitare una tragedia. Acconsentendo al taglio di un argine, gli agricoltori di Ravenna e del Ravennate hanno salvato dalla furia dall’alluvione il centro storico della città, sacrificando tuttavia i loro frutteti, le loro serre, i loro campi; rimasti sepolti nel fango e nell’acqua. Una storia dove i protagonisti, tuttavia, rifiutano la medaglia dell’eroe: “Non potevamo tirarci indietro se, per un drammatico scontro tra acqua e terra, Ravenna era a un passo dall’essere sommersa” ha spiegato a tal proposito Lino Bacchilega, direttore della coop locale di agricoltori Cab Ter.Ra.
Ravenna e il sacrificio degli agricoltori: “Non siamo eroi”
La decisione era logorante – salvare quell’inestimabile scrigno culturale che è il centro storico di Ravenna o perdere terreni e raccolti, con l’impatto dei danni che si sarebbe fatto sentire anche negli anni a venire. “Il questore Castrese De Rosa ci ha chiesto il permesso di tagliare l’argine e di allagare i terreni dei nostri 70 soci per alleggerire la pressione dell’acqua e tentare di salvare il salvabile” ha continuato Bacchilega. “Ci siamo guardati negli occhi, ma sapevamo già che un rifiuto sarebbe stato una vergogna imperdonabile“.
Un sacrificio che costerà, solo per i raccolti dell’anno, circa 2 mila euro a ettaro per un totale che supera il milione – senza contare i costi per sistemare i terreni, naturalmente stravolti dal fango e dall’acqua. Attenzione, però: gli agricoltori di Ravenna non vogliono essere definiti eroi. “Al primo posto l’interesse collettivo: ciò significa essere cittadini normali, non eroi” ha continuato Bacchilega. Negli occhi dei soci della coop “ho colto paura, tristezza, preoccupazione: ma soprattutto orgoglio per aver non tradito i nostri valori”.
Un rifiuto lucido, quello dell’etichetta di eroe; per di più condiviso anche da Fabrizio Galavotti, presidente della Cab Te.ra., una settantina di soci e la cooperativa più antica di Ravenna. “Ho dato una mano” ha commentato. “Protezione civile e i volontari che da giorni, dormendo poco o nulla, stanno facendo il possibile per farci uscire da questo incubo: sono loro i veri eroi”.
“Questo è un colpo mortale per un territorio coltivato ad albicocche, pesche, susine, pere, mele e ciliegie” commenta invece Assuero Zampini, direttore di Coldiretti Ravenna. “Dopo 15 giorni sott’acqua le piante sono destinate a morire e sarà un’impresa titanica ripiantarle considerando che per rifare un ettaro di frutteto servono 50mila euro. Senza contare il disastro sulle sementi, circa 6mila ettari, di cui Ravenna è un distretto importante per tutta Italia e anche per l’Europa per barbabietole, cicoria, carote e cavoli. Speriamo che i vigneti possano resistere”.