Per Rasmus Munk allestire scenografie fantascientifiche per la sua cucina non è certo una novità: al suo Alchemist a Copenhagen, il menù degustazione da cinquanta portate (vabbè, assaggi) servito in una provocatoria performance di sei ore, è inscindibile da un allestimento audio e video -e da svariati colpi di teatro sia nel piatto che fuori- probabilmente secondo solo alla sfera degli U2 a Las Vegas. Ma anche per uno come lui, questo potrebbe essere il culmine: una cena nella stratosfera, a centomila piedi sul livello del mare (più di trentamila metri), a bordo della “Spaceship Neptune”.
La nave spaziale
Ecco, magari “Spaceship” è un termine un filo troppo ambizioso, ma questo non toglie nulla al fascino del progetto. La Neptune è il progetto di Space Perspective, azienda statunitense con base in Florida che propone turismo quasi-spaziale a emissioni zero. Una capsula, la space lounge, viene sollevata da un pallone aerostatico che, lentamente, porta i fortunati turisti in quota. Fortunati non solo per la vista che possono godere da quelle che vengono definite “le più ampie finestre panoramiche mai volate nello spazio”, ma anche solo per il potersi permettere il biglietto: 125mila dollari, a fronte di una caparra di mille. Certo, quota che include un cocktail e un menù “totalmente personalizzabile”, ma siamo certi che Munk abbia qualcosa di ben più interessante in mente.
Cosa sappiamo
Al momento abbastanza poco. Lo chef bistellato ha dato così l’annuncio tramite i suoi canali social:
“Sono molto felice ed emozionate di annunciare che insieme a @joinspacevip organizzeremo la prima cena gourmet stratosferica al mondo, a bordo della Spaceship Neptune di @thespaceperspective, la prima capsula spaziale al mondo a emissioni zero.
Gli esploratori saliranno a 100,000 piedi sul livello del mare, dove ceneranno ammirando l’alba sulla curvatura terrestre.
I proventi della spedizione verranno devoluti a @thespaceprize in supporto all’uguaglianza di genere nella scienza e nella tecnologia.
Sono molto emozionato di iniziare a lavorare con alcuni dei migliori designer e istituzioni scientifiche per questo progetto.”
La fase di progettazione sembra quindi appena inizia ta, e c’è da immaginare che mettere Munk nelle condizioni di poter servire un menù all’altezza della sua fama (perché rivolgersi a lui, altrimenti?), con tutte le limitazioni strutturali che può avere una capsula appesa a un pallone sarà una bella sfida, certo è che stavolta lo chef danese non avrà bisogno di tutti gli effetti speciali di Alchemist per creare un’ambientazione indimenticabile.