Tutti sanno dove trovarla – a Dubai, o più banalmente nella vetrina dei social: ci sono video che hanno superato le cinquanta milioni di visualizzazioni -, ma nessuno pare in grado di prepararla. Potremmo definirla, senza esagerare troppo, la tavoletta di cioccolato più famosa al mondo: ma che cos’ha di tanto speciale?
La parte più noiosa di noi ci spingerebbe a dire “la capacità di essere abbastanza appariscente e distintiva da comandare le maree social”, ma non è tutto. Dalla croccantezza al guscio colorato alle dimensioni, passando anche e soprattutto per il ripieno più che abbondante: quali saranno i segreti di questa creazione del nuovo Willy Wonka?
Come si prepara la tavoletta di cioccolato più virale al mondo?
Basta uno sguardo – anche distratto! – alle praterie internettiane per imbattersi nella nostra protagonista, dicevamo. La sua notorietà è tale che i colleghi della CNN, evidentemente presi dalla curiosità (e dalla gola, perché no: parliamo pur sempre di cioccolato), hanno organizzato una piccola inchiesta per incontrare Sarah Hamouda, la donna dietro la tavoletta in questione, e cercare di strapparle i segreti della preparazione. O almeno qualcuno, ecco.
La prima sorpresa? Hamouda si è approcciata alla produzione di cioccolato quasi per hobby, come lavoretto (se non passatempo) prettamente secondario, senza alcuna formazione o esperienza di alcun tipo. “Un giorno mi sono svegliata e ho pensato: voglio aprire un negozio di cioccolato”. Parole sue. D’altronde capita a tutti, no? Poi chiaro, si sale in macchina per andare a lavoro e passa tutta la fantasia.
La parte più difficile del successo? Tenere il passo della domanda, spiega Hamouda: l’esplosione portata da TikTok ha, come potrete immaginare, innescato un vero e proprio boom delle vendite; e nel suo laboratorio lavorano appena quattro persone. L’inviato di casa CNN si mette dunque all’opera, e seguendo i sapienti consigli della Willy Wonka di Dubai – puntualmente tagliati, chiaro – riesce a preparare una tavoletta che, almeno nell’aspetto, pare identica all’originale. Il verdetto?
La prova d’assaggio non abbiamo (ancora) potuta farla, ma all’occhio pare decisamente abbondante (fin troppo, forse): guscio di cioccolato traboccante di ripieno, al punto che mangiarla senza tovagliolo pare un biglietto di sola andata per il pasticciaccio maldestro. Ripieno che, è bene notarlo, è di knafeh, chiamato anche kunafa, con pistacchio e tahini, una specialità mediorentale leggermente dolce e con una consistenza croccante.
Volete provarla? Costa 20 dollari circa, ma con ogni probabilità dovrete attendere un poco: all’apertura Hamouda e il suo team ricevevano circa sei o sette ordini al giorno, ora oltre cento al minuto.