Che esista un legame tra il contesto socio-economico di provenienza e la qualità dell’alimentazione pare quasi addirittura scontato. La sua traduzione in numeri, però, è ben più categorica di quanto si potrebbe pensare: negli Stati Uniti, infatti, chi viene concepito in quartieri a basso reddito ha una probabilità di addirittura il 50% in più di soffrire da obesità durante l’infanzia e l’adolescenza.
A svelarlo è uno studio di recente pubblicato sulla rivista Jama Pediatrics, che ha per l’appunto collegato l’accesso al cibo di qualità durante la gravidanza e i primi anni di vita a una corretta e sana alimentazione post-svezzamento.
Un problema noto e il caso dell’Italia
È un po’ una sorta di segreto di Pulcinella, come accennato in apertura di articolo, che di fatto trova piena risonanza anche in molti altri studi su temi paralleli: un recente sondaggio, che ha svelato come due terzi delle calorie ingerite da un adolescente inglese provenga da cibo ultra processato, ha ad esempio dimostrato come i tassi di consumo più alti provenissero da coloro che provengono da contesti sociali ed economici più svantaggiati.
Il cibo ultra processato (o “spazzatura”, come spesso e volentieri è anche giustamente etichettato) è tendenzialmente più comodo per le tasche, e dà dunque corpo a un problema che, prima ancora che riguardare l’educazione alimentare, riguarda il disagio sociale ed economico.
Lo studio citato in apertura di articolo ha preso in esame oltre 28 mila bambini statunitensi, concentrandosi su su quartieri classificati come a basso reddito e con ridotto accesso al cibo, dove il supermercato più vicino si trovava a circa 800 metri da casa nelle aree urbane, e a oltre 16 chilometri nelle zone rurali. I risultati, come abbiamo visto, sono più che eloquenti, e confermano le conclusioni già avanzate da studi precedenti.
Tra tutti è bene segnalare un’altra ricerca, condotta dalla stessa coordinatrice di quest’ultima, che aveva collegato la residenza in quartieri poveri nei primi anni di vita con un rischio aumentato dell‘80% di soffrire di obesità durante infanzia e adolescenza. Il legame è evidente, dunque: ma come se la cava l’Italia?
Non bene, a dire il vero – specialmente per quanto concerne l’obesità infantile. Un bambino italiano su cinque è in sovrappeso, e uno su dieci è di fatto obeso, con il nostro Stivale che indossa la maglia nera in Europa.