Quanto ne sappiamo del no show? Poco, ma ci piace comunque farlo

Il no show, o "non presentarsi", è un problema più comune di quanto si potrebbe pensare nella ristorazione italiana. Vediamo di che si tratta e che soluzioni esistono.

Quanto ne sappiamo del no show? Poco, ma ci piace comunque farlo

In pochi sanno di che si tratta (o per essere più precisi: che si chiama così), ma in tanti lo praticano. No show, o per utilizzare una traduzione grossolana ma efficace il “non presentarsi“, è quella pratica che consiste nel non presentarsi (per l’appunto…) a un determinato appuntamento senza alcun avviso. E nella ristorazione, dicono i numeri, è un fenomeno ancora molto diffuso. Almeno in Italia.

Maleducazione, menefreghismo, dimenticanza, timidezza: aggiungeteci la lettura che preferite, ma siate consapevoli che il risultato non cambia. Uno studio condotto da TheFork in collaborazione con Commestibile ha preso in esame le cause e le conseguenze del no show, interfacciandosi con i clienti e gli stessi ristoratori. I numeri, dicevamo, parlano chiaro: ma le soluzioni?

Diffusione e soluzioni del no show in Italia

ristorante ristorazione

Partiamo dal presupposto che, dati alla mano, il 66% degli intervistati ha ammesso di non conoscere il termine no show o il suo significato. L’82% di coloro che invece sono a conoscenza del fenomeno dichiara di cancellare la prenotazione in caso di imprevisti; ma a noi – curiosi per natura – interessa anche e soprattutto sapere di chi, invece, la prenotazione non la cancella. Quali sono le loro motivazioni?

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Tra coloro che ammettono di aver fatto un no show (12%), la motivazione più comune è la dimenticanza (46%), seguita da imprevisti (36%) e dal disagio nel dover disdire (11%). In vacanza, invece, il 61% degli intervistati afferma che la probabilità di fare un no-show non cambia, mentre il 37% ritiene che sia meno probabile. E dal lato ristoratori?

Lo studio di TheFork mostra che il 94% dei ristoranti subisce tra l’1% e il 10% di no show mensili, causati soprattutto da clienti occasionali (78%) e turisti (18%); con perdite di fatturato complessive che, nei casi più gravi, arrivano anche a superare il 10%. Ma che soluzioni ci sono?

Un paio di anni fa Cristina Bowerman propose di adottare terminologie nuove e decisamente più eloquenti per affrontare il problema: multe e penali. Su di questa linea è bene notare che, secondo lo studio in questione, il 55% degli utenti ritiene giusto pagare un rimborso al ristorante in caso di mancata presentazione senza preavviso. TheFork, non a caso, ha agito in questa direzione introducendo una policy più rigorosa per i clienti recidivi, così da ridurre i rischi di perdita per i ristoratori e permettere ai clienti in lista d’attesa di ottenere un tavolo libero.