L’apertura del vaso di Pandoro ha portato sotto gli occhi di tutti il presunto declino degli influencer – o almeno la declinazione che potremmo definire più grossolana e, perché no, a tratti anche un po’ becera: quella che prima di essere creatrice di contenuti è ostentatrice di prodotti. C’è chi lo da pienamente per scontato, a volte più per intuito che per evidenze scientifiche: ma che dicono i numeri?
Che nel 2024 il mercato degli influencer sui social network è complessivamente cresciuto, ma – e badate bene: il “ma” in questione meriterebbe grassetto e stampatello – con numerosi distinguo e con compensi che segnano contrazioni più o meno forti su pressoché tutta la linea. Ma bando alle ciance, e spazio ai dati: quelli contenuti nel Listino dei compensi degli influencer in Italia di DeRev, aggiornato a quest’anno e ripreso da Adnkronos.
I compensi degli influencer in Italia
Tanti segni rossi, come accennato appena qualche riga fa. Numeri alla mano, nel caso di Facebook, si registra una contrazione media del -47,40% per tutte le categorie di influencer. Performance di poco migliore per TikTok, la più pervasiva vetrina dell’umanità, che mette a segno un calo medio del -19%; o per YouTube, che invece cala in media del -21%.
È interessante notare che TikTok ha “punito” specialmente le cosiddette Celebrity (-67,7%) e dei Mega Influencer (-40%), con queste due categorie (rispettivamente individuate a 3+ milioni di follower e 1-3 milioni) che guadagnano tra i 10 e i 20 mila euro e tra i 5 mila e i 10 mila euro per contenuto; mentre su YouTube i guadagni risentono della contrazione nel settore centrale (Mid–Tier e Macro Influencer, rispettivamente -26,5% e -33,5%: in questo caso si passa dai 50 mila ai 300 mila follower con guadagni di 3500-7500 euro e dai 100 mila ai 500 mila follower per 7500-12500 euro).
Ripetete con noi – compensi in calo, già. Che succede su Instagram, invece? Qui a soffrire sono ancora le Celebrity (-31,6%) e i Mega influencer (-16%); mentre le restanti categorie mettono a segno una serie di segni in verde: i Macro vedono crescere i compensi del 16,5%, i Mid-tier del 23%, i Micro del 17,5% e i Nano del 12,5%.
Complessivamente la lettura che si potrebbe trarre è quella di un sistema esausto anche e soprattutto dei nomi più grandi, più in vista; con pubblici e contenuti prepotentemente orizzontali che rischiano di banalizzarsi e amalgamarsi l’uno con l’altro. Come accennato in apertura di articolo, insomma: ostentare sta stancando.