Dal 2023 l’associazione Essere Animali ha avviato il progetto Aziende Sotto Osservazione, parte della loro campagna SosPig, nato per fornire ai consumatori informazioni sull’impegno di alcuni grandi produttori di salumi – tra cui anche prodotti DOP come il Prosciutto di Parma – per migliorare le condizioni di allevamento di scrofe e suini per la produzione di carne, eliminando le principali cause di sofferenza.
In questi giorni i risultati di questa indagine stanno venendo diffusi, e la situazione non è per niente buona: guai soprattutto per Levoni, i cui undici allevamenti, di cui dieci situati in Lombardia, tra le province di Mantova e Brescia, e uno in Veneto in provincia di Verona, e legati al macello Mec carni, sono stati segnalati ai Nas di Verona e Cremona.
Immagini terribili
Come potrete ben immaginare, le immagini diffuse da Essere Animali non sono adatte per soggetti particolarmente sensibili, ed evidenziano un generale disinteresse per il benessere dei suini costretti negli allevamenti presi in oggetto.
Si va dalla mancanza di paglia, che impediscono agli animali comportamenti naturali, a maiali con ernie non curate, resti di animali morti abbandonati nei corridoi, gravi lesioni, infestazioni di vermi e scarafaggi, scrofe confinate in gabbia durante parto e allattamento, e comportamenti cannibalistici da parte dei suini, segno inequivocabile dell’enorme stress a cui sono sottoposti. Oltre a questo, sembra diffusissima la pratica del taglio della coda, illegale -se sistematica- dal 2008, verso la cui eliminazione le aziende dimostrano scarso impegno.
Le “Aziende sotto osservazione”
Oltre a Levoni, le aziende sottoposte a osservazione sono state Casa Modena, Citterio, Fiorani, Fratelli Beretta, Fumagalli, Negroni e Rovagnati. Secondo il sistema di punteggi elaborato da Essere Animali, la maglia nera spetta a Casa Modena con zero punti, mentre Fiorani e Levoni ne rimediano solo mezzo. Negroni perde un punto e mezzo, avendo rinunciato all’impegno di eliminare il taglio della coda e fornire lettiere, Rovagnati resta stabile a due. Rispetto all’anno scorso, solo Beretta e Citterio avanzano di un punto nella valutazione, per aver migliorato i loro impegni in tema di arricchimenti ambientali e presenza di lettiera, almeno su parte delle loro filiere. Purtroppo, però, anche questi marchi continuano a ignorare il problema delle gabbie per le scrofe. Fumagalli rimane l’unica azienda ad avere un impegno su tutta la filiera.
L’utilizzo delle gabbie per le scrofe
Quello dell’utilizzo delle gabbie è un punto particolarmente cruciale e indicativo dell’approccio delle aziende al tema del trattamento dei capi nei loro allevamenti. È legale sia per la legislazione europea che per quella italiana, ma indicato dall’EFSA -l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare- come non compatibile con il rispetto del benessere animale, e tre italiani su quattro si dicono contrari alla pratica, per tutti i prodotti o quantomeno per i DOP, eppure tra le otto aziende sotto la lente d’ingrandimento solo Fumagalli si è impegnata a non farne uso.