I fiorvivaisti della Puglia sono costretti a spegnere le serre nel tentativo di contenere i costi, che dopo il più recente rincaro ai costi di energia e carburante si sono impennati a livelli ingestibili: fiori in letargo, dunque, e proprio in vista di San Valentino, occasione che avrebbe potuto rilanciare il settore dopo le difficoltà della pandemia.
Il caro bollette, inoltre, non è che un tassello di un quadro ben più grande: dagli aumenti dei fertilizzanti (+143% per l’urea) e delle torbe (+20%) fino agli incrementi agli imballaggi come la plastica per i vasetti (+72%) e la carta (+31%), i fiorvivaisti si trovano a dover stringere la cinghia proprio a ridosso del periodo che, per molte aziende, rappresenta il 75% del fatturato annuale.
“E se in altri settori si cerca di concentrare le operazioni colturali nelle ore di minor costo dell’energia elettrica” commenta a proposito Coldiretti Puglia “le imprese florovivaistiche non possono interrompere le attività pena la morte delle piante o la mancata fioritura, soprattutto in quelle serre dove era già partito il riscaldamento”.