Provate empatia per la solitudine della frutta? Non siete i soli, a quanto pare

Non si può resistere a una banana triste, sola e abbandonata. Lo dicono gli studi sull'empatia e contro lo spreco alimentare.

Provate empatia per la solitudine della frutta? Non siete i soli, a quanto pare

Tutte le opere dedicate alla solitudine (i Cent’anni, dei numeri primi, pure quella della Pausini) probabilmente non anticipavano questo tipo di emozione legata alla frutta. Uno studio dell’Università di Bath invece ha decretato che siamo in grado di provare dispiacere per la frutta single, ad esempio l’ultima banana lasciata là, sola e senza amici. E soprattutto che questo tipo di empatia può diventare un’arma per il marketing e contro lo spreco alimentare.

Povera banana, ha perduto la compagna

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Provate dispiacere per la frutta, o più in generale il cibo, lasciato solo? Non siete gli unici. Del resto è un trucco da bambini. Chi non è stato impietosito dal genitore che ti racconta la storia dell’ultimo biscotto senza più famiglia per fartene mangiare uno in più? Io di sicuro, e ricordo l’assurda sensazione di empatia per un alimento non senziente rimasto, nella mia testa, “orfano”. Bene, sappiate che funziona anche per gli adulti.

Lo ha dimostrato uno studio coordinato dalla University of Bath in collaborazione con la RWTH Aachen e la Goethe University di Francoforte. Condotto in alcuni supermercati tedeschi, l’esperimento prevedeva di accostare cartelli con diciture diverse vicino alle banane singole. Le quali in un caso recitavano “Sono triste e sola, vorrei far parte della tua spesa”; in un altro dichiaravano semplicemente la volontà di essere comprate, senza alcuna espressione empatica. Indovinate quale delle due ha venduto di più?

Comprami, io sono in vendita (e sola)

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Nel caso delle banane tristi le vendite hanno registrato un aumento dal 2.02 al 3.19 per cento – complessivamente un incremento del 58 per cento. In comparazione con le banane a dicitura neutra o felice (“Sono single, comprami!”), la solitudine triste della frutta è un messaggio più efficace nel 50 per cento dei casi. A dimostrazione che siamo dei teneroni, almeno per quanto riguarda le banane a rischio di abbandono.

I risultati dello studio sono stati pubblicati nel journal Psychology and Marketing, con il titolo Le espressioni tristi antropomorfe riducono lo spreco del cibo “single” imperfetto. La dottoressa Lisa Eckmann, ricercatrice presso il Bath Retail Lab, ha definito questo tipo di appeal emozionale un modo “facile, a basso costo ed efficace” per scoraggiare lo spreco e promuovere la sostenibilità.

In proposito ha commentato anche Charles Spence, dottore in psicologia sperimentale alla University of Oxford. “Un numero sempre maggiore di persone nel mondo vivono da sole, e mangiano da sole. Se vedono una banana sola e gli viene detto che anch’essa prova solitudine, ciò crea empatia, e fa sì che siano portati a comprarla”. In nome della crociata contro l’enorme piaga dello spreco alimentare va bene tutto, anche una banana senza famiglia.