Impossibile non notare la somiglianza del nome Prosek, vino croato, con il nostrano Prosecco. Ed è proprio questo a preoccupare gli eurodeputati italiani: la somiglianza potrebbe finire per trarre in inganno i consumatori e arrecare danno danno al vino Made in Italy. Preoccupazione che non è affatto condivisa dalla Commissione Europea. Come ha anticipato stamane da Janusz Wojciechowski, commissario Ue all’Agricoltura, la CE ha ritenuto ammissibile e valida la domanda di protezione geografica del Prosek.
Dopotutto è vero che i nomi dei due vini si assomigliano molto, ma le similitudini finiscono qui: da una parte infatti abbiamo il Prosecco, spumante metodo Martinotti declinato per lo più dal brut all’extra dry, bianco e rosato e ottenuto da uve Glera.
Il quasi omonimo croato, invece, è un vino fermo dai riflessi ambrati e intensi, dolce, inteso per l’abbinamento con dessert e ottenuto da basse rese dall’appassimento di varietà autoctone. Caratteristiche che descrivono due vini ben differenti che si rivolgono a tipi di pubblico differenti.
Tutto questo, tuttavia, non basta a placare le anime dei politici italiani. Una su tutte Rosanna Conte, europarlamentare della Lega, secondo la quale “è palese come il riconoscimento del Prosek croato, da un lato, costituisca una grave forma di concorrenza sleale al nostro vino, e dall’altro metta in discussione il meccanismo di tutela dei prodotti Dop e Igp”. La Conte non molla l’osso, e aggiunge che “la Denominazione del Prosecco, al contrario del prodotto croato, lega inscindibilmente il suo nome a quello di un territorio ben definito e di grande valore”. Un fatto che la Commissione Europea “sembra dimenticare”.
La crociata italiana potrebbe spingere a replicare il recente successo del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne, che è riuscito a vietare l’uso del termine “Champanillo” a una catena di tapas bar spagnoli. Una tutela della denominazione che forma un precedente ben importante, e che parla chiaro: la storia e il prestigio vanno protetti e difesi.
Si tratta di un corridoio, tuttavia, difficilmente percorribile. Andro Tomic, enologo croato originario di Hvar, sostenne nel 2013 che “il Prosek viene prodotto da più di 2000 anni” e che toglierlo alla Dalmazia sarebbe “come portarle via il mare”.
L’ultimo spiraglio è invece offerto dalla normativa Ue che permette alle parti interessate di “presentare un’obiezione motivata” entro “un termine di due mesi a decorrere dalla data di pubblicazione” in Gazzetta ufficiale dell’ammissione della nuova Igp. Una strada che, come auspica l’europarlamentare Tonino Picula, pare ben percorribile. “I viticoltori croati si sono dimostrati aperti al compromesso” ha dichiarato Picula. “Aggiungerebbero l’aggettivo ‘dalmata’” nelle future etichette del Prosek.”