Scoppiata è, la guerra del Prosecco: Prosecco DOC e Prosecco DOCG stanno litigando per l’uso della parola “superiore” in etichetta. Prima di analizzare il perché della bagarre, ricordiamo che il Prosecco ha, in realtà, tre distinti consorzi di tutela: uno DOC, cioè Denominazione di Origine Controllata e due DOCG, cioè Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Vista la suddivisione, i produttori avevano deciso di creare un nuovo codice di autoregolamentazione in modo da rendere uniforme la comunicazione del Prosecco.
La storia dell’evoluzione del Prosecco è assai affascinante. Fino al 2009, infatti, c’erano solo due tipi di Prosecco:
- DOC: era quello prodotto in collina
- IGT: era quello prodotto in pianura (Indicazione Geografica Tipica)
All’epoca Luca Zaia, che era ministro delle Politiche agricole e alimentari, decise di creare nuove regole. In primis la vite del Prosecco venne denominata Glera, vitigno di cui non si conosce esattamente l’origine (Veneto e Friuli-Venezia Giulia se lo contendono). Questo vitigno tipicamente è a bacca bianca, con grappoli larghi e lunghi e acini giallo-dorati.
In secondo luogo Zaia decise che il Prosecco che fino a quel momento era stato IGT diventasse DOC, mentre il DOC delle colline divenne DOCG, quello di massima qualità. Nell’ottica di riuscire, poi, a organizzare meglio i produttori, vennero creati tre consorzi:
- DOC Prosecco: ha un’areale di produzione molto più ampio rispetto alle altre due DOCG. Interessa le provincie di Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine, Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza. Anche qui deve essere composto per almeno l’85% da vitigni Glera, mentre per il resto vengono usati Verdiso, Bianchetta Trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot Nero. Nel 2021 ha avuto una produzione annuale di 627 milioni di bottiglie
- DOCG Asolo Prosecco: il suo territorio è quello vicino al Monte Grappa, sotto le Dolomiti e il Montello, in toto nella provincia di Treviso. Nel 2021 sono stati prodotti 21 milioni di bottiglie
- DOCG Conegliano Valdobbiadene Prosecco: l’area di produzione è ristretta a una zona di 15 comuni, a una cinquantina di km di distanza da Venezia e a 100 km dalle Dolomiti. Per produrre questo vino si possono usare solamente vitigni Glera (minimo 85%) e poche varietà locali di uva (Verdiso, Bianchetta, Perera e Glera lunga) e internazionali (Pinot e Chardonnay). Da questi vigneti possono essere prodotti al massimo 13,5 tonnellate di uva per ettaro, mentre la produzione deve seguire un disciplinare rigoroso che regolamenta tutto, dalla produzione dell’uva, alla fermentazione, arrivando anche alla “presa di spuma”. Il nome del territorio deve essere presente in etichetta in primo piano, insieme alla parola Prosecco e all’aggettivo Superiore per lo spumante. Nel 2021 sono stati prodotti 100 milioni di bottiglie, anzi, 104 milioni di bottiglie
Fatto questo doveroso preambolo, veniamo ora al motivo degli scontri. Secondo quanto riferito dal Gazzettino, il 26 luglio i presidenti dei tre consorzi dovevano incontrarsi per firmare il nuovo codice di autoregolamentazione. Ma è qui che è nata la lite, proprio sull’uso della parola “superiore” nelle etichette delle due DOCG. In pratica il nuovo regolamento vieta di fare comparazioni dirette fra le diverse denominazioni, evitando così che i vini delle DOCG venissero presentati sotto una luce migliore rispetto a quelli della DOC.
Solo che questa regola avrebbe portato vantaggi solo alla DOC e i consorzi hanno così cominciato a battibeccare. Luca Giavi, direttore della DOC, ha spiegato che nel corso del tempo sono stati utilizzati per consuetudine termini che non erano corretti. Per esempio, secondo Giavi il Prosecco Superiore non esiste.
Di diverso avviso è Elvira Bortolomiol, presidente della DOCG Conegliano Valdobbiadene, che sostiene che non si sia raggiunto alcun accordo su un ipotetico consorzio unico. E non si è neanche raggiunto un accordo per quanto riguarda i codici di autoregolamentazione. Bortolomiol ha poi ribadito che la parola “Superiore” fa parte integrante del loro nome.
Nella questione è intervenuto anche Luca Zaia, ad oggi presidente del Veneto. Secondo Zaia DOC e DOCG sono come due gemelli siamesi, l’uno non esiste senza l’altro. Il governatore del Veneto sostiene che la DOCG sa di essere la culla del Prosecco, ma i suoi produttori sanno benissimo che prima del 2009 il nome non era una loro esclusiva. In secondo luogo, la DOC sa benissimo che senza la DOCG non esisterebbe.
Risultato? La bozza del codice è stata per ora messa da parte e fino al 5 settembre non se ne parlerà più. Poi si vedrà.