Una tripletta importante, quella appena messa a segno dal Consorzio del Prosciutto di Parma – tre vittore consecutive per rafforzare la tutela della Dop tanto nei confini nazionali quanto all’estero. Le vertenze, svoltesi in Italia e in Germania, hanno interessato diversi prodotti di salumeria accomunati fra loro da riferimenti più o meno torbidi e allusioni alla celebre eccellenza parmense: la prima, sviluppatasi in buona parte sul suolo tedesco, ha riguardato l’utilizzo della denominazione “Culatello di Parma”; mentre la seconda e la terza sono state innescate da un sequestro di un gran numero di confezioni di pancetta e di salame che riportavano in etichetta un marchio e una denominazione contenenti la dicitura “Parma”.
Prosciutto di Parma, le battaglie legali del Consorzio: tutti i dettagli
Ma andiamo con ordine, partendo proprio dal caso tedesco. Qui, come accennato, la pietra dello scandalo riguardava l’utilizzo della denominazione “Culatello di Parma” applicata da un’impresa effettivamente installata nel territorio parmense a un salume venduto in più Paesi europei.
L’intera vicenda legale, stando a quanto riportato dalle agenzie di stampa, è arrivata ai più alti gradi di giudizio delle Corti tedesche, con sentenze favorevoli al Consorzio e quindi alla tutela della Dop in tutti i gradi di giudizio, fino alla Corte Federale di giustizia della Repubblica Federale tedesca (che, tanto per intenderci, sarebbe l’equivalente della Corte di Cassazione nostrana).
La sentenza parla chiaro: “Culatello di Parma” sfrutta in maniera illegittima la notorietà della Dop, con l’inserimento nel suo nome del toponimo “Parma”, e attraverso di esso tenta di trarne un vantaggio commerciale.
Le vicende riscontrare nel nostro caro e vecchio Stivale, come accennato, sono simili: il dissequestro dei prodotti, che come accennato contenevano la dicitura “Parma”, è stato concesso alla condizione che ogni elemento evocativo del Prosciutto di Parma Dop venisse rimosso dalle etichette e dalle confezioni. Le aziende produttrici hanno tentato di presentare ricorso al Tar del Lazio, sostenendo che l’indicazione in questione “costituiva un’evocazione della Dop solo se riferita ad un prodotto strettamente analogo”; ma le loro tesi sono state infine respinte.
“Difendere la proprietà intellettuale rappresentata dalla Dop Prosciutto di Parma” ha commentato il Consorzio a margine delle sentenze “soprattutto dall’utilizzo indebito e dall’evocazione della denominazione con lo scopo di portare vantaggi commerciali a prodotti che non sono Prosciutto di Parma, è un compito che l’ente di tutela porta avanti in modo costante, sia in ambito nazionale che all’estero, dove il prestigio di cui godono le Indicazioni Geografiche del nostro Paese porta frequentemente ad attività speculative di sfruttamento dell’immagine”.