L’assioma del “nella botte piccola sta il vino buono” torna a fare parlare di sé. Mentre al di qua dell’arco alpino le associazioni di settore guardano a una delle rese più basse di sempre (e con malcelata invidia al fatto che questo costerà all’Italia lo scettro di primo produttore di vino al mondo, almeno per un anno), in Francia i produttori promettono che il clima caldo potrebbe – e dovrebbe – produrre un’annata di “qualità eccezionale”. Chiaramente anche da queste parti la falce delle alte temperature ha mutilato la produzione nazionale, con la valle del Rodano che durante questa settimana ha fatto registrare picchi di 42 gradi Celsius, ma i vignaioli sostengono che il passo “indietro” in termini quantitativi sarà compensato da un deciso balzo in avanti per quanto invece concerne la qualità del vino.
Vino e caldo: in Francia c’è aria di ottimismo
“Quest’anno siamo su una concentrazione tardiva che aumenterà la qualità delle uve e quindi il costo del vino,” ha spiegato Jerome Volle, produttore nella regione dell’Ardèche in una breve dichiarazione ai microfoni di Reuters “poiché la morbidezza e gli aromi che emergeranno renderanno l’annata 2023 ricca di vini eccezionali”. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, se preferite: come accennato in apertura di articolo, per quanto l’impatto del caldo possa esaltare le capacità organolettiche dell’annata, è bene notare che le alte temperature portano con sé una inevitabile sofferenza in termini produttivi.
Nell’Ardèche, numeri alla mano, si prevede un calo della produzione compresa tra il 10 e il 20%. “L’ondata di caldo non è necessariamente un male” ha continuato a spiegare Volle. “Ma non deve durare molto a lungo, o rischia di bruciare un po’ l’uva e farci perdere un po’ della produzione“. Vien da sé che, a oggi, ogni discussione sulla vendemmia dovrebbe essere interpretata attraverso la lente del “lavori in corso”.
Se infatti potremmo ormai definire le previsioni sul futuro dell’annata come altamente attendibili, è bene notare che l’evoluzione delle temperature o il presentarsi di eventi atmosferici distruttivi – e qui facciamo corna – potrebbero ancora influenzare notevolmente il risultato finale.
D’altro canto, è bene notare che c’è chi guarda all’annata in corso con sorprendente ottimismo già da qualche tempo: pensiamo, per fare un esempio più vicino a noi, a quanto dichiarato lo scorso marzo dai produttori della Franciacorta che, mentre il resto dell’Italia (e il nord in particolare) ancora lottava per uscire dal soffocante cappio della siccità, raccontavano di aspettarsi un’annata “sorprendente in senso positivo”.