L’avanzata dell’influenza aviaria – con i suoi casi di decessi anche tra animali domestici e infezioni che hanno contagiato l’essere umano –procede indisturbata ma disturbando, al contrario, certi aspetti della nostra vita. Se ne accorgono già da un po’ negli Stati Uniti, dove acquistare uova al supermercato diventa sempre più complesso. L’accesso ai cartoni è ridotto a causa degli standard di sicurezza alimentare da rispettare e che, in queste condizioni, gli allevamenti non sempre riescono a garantire. E come spesso accade, domanda elevata più offerta ridotta uguale prezzi maggiorati e limitazioni in termini di quantità da portare a casa.
Più aviaria, meno uova
Target, Kroger, Trader Joe’s: supermercato che vai, penuria di uova che trovi. Le immagini che ci arrivano da gran parte dei punti vendita della GDO a stelle e strisce sono monotematiche: scaffali vuoti o semivuoti e prezzi lievitati. I cartelli affissi contro le vetrine dicono tutti più o meno la stessa cosa. “Stiamo riscontrando problemi con l’approvvigionamento di uova che rispettino i nostri rigidi standard sul benessere degli animali”, si legge da Whole Foods Market. La causa, lo immaginerete, è l’influenza aviaria, ovvero il virus H5N1, che non ha interrotto la sua avanzata e che, anzi, sta sviluppando nuovi ceppi, con casi di infezione anche tra gli esseri umani.
Negli USA, come dicevamo, la faccenda sta creando non pochi problemi nella catena di approvvigionamento di uova che possono essere considerate sane e garantite come tali. Da qui la riduzione dei cartoni sugli scaffali, i prezzi aumentati (fino a un dollaro a uovo) e le limitazioni in termini di quantità di confezioni per cliente. C’è poi chi, per non lasciare le vetrine vuote, trova soluzioni creative e riempie gli spazi un tempo riservati alle uova con bevande gasate (come si dice in inglese: se la vita ti dà limoni, tu facci la limonata).