I dati non mentono: l’indice dei prezzi alimentari mondiali dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO per gli amici) è di fatto sceso al suo livello più basso degli ultimi due anni – picco di una tendenza già in atto da qualche mese che porta una necessaria boccata di ossigeno al termine di un biennio fortemente condizionato dalle correnti inflazionistiche e da un generalizzato fiorire dei rincari. Numeri alla mano, l’indice della FAO, che per l’appunto tiene traccia dei prodotti alimentari più scambiati a livello globale, ha registrato una media di 124,3 punti nel mese di maggio contro i 127,7 del mese precedente – un calo imputabile in primis al crollo dei prezzi di oli vegetali, cereali e prodotti lattiero-caseari.
Prezzi alimentari mondiali al minimo da due anni: un’occhiata ai dati della FAO
Per fornirvi un poco di contesto, basti notare che il punteggio di maggio fa di fatto registrare un calo del 22% rispetto al massimo storico raggiunto un anno fa circa, a marzo 2022, mese naturalmente macchiato dall’invasione russa dell’Ucraina che ha sconvolto i mercati mondiali paralizzando i flussi di export del cosiddetto Granaio d’Europa (e innescando, tra dovute parantesi, forti correnti speculative).
L’indice dei prezzi dei cereali, in particolare, ha fatto registrare un calo di quasi il 5% rispetto al mese precedente, sotto la pressione – secondo la lettura fornita dagli esperti FAO – delle ampie prospettive di fornitura e della recente estensione dell’accordo per l’export di grano attraverso il Mar Nero tra Russia e Ucraina, che ha fondamentalmente “sbloccato” il flusso in esportazione di derrate alimentari da Kiev verso il resto del mondo.
Discorso analogo per quanto riguarda i prezzi degli oli vegetali, scesi addirittura di quasi il 9% su base mensile, riflettendo anche in questo caso la disponibilità di grandi forniture di semi oleosi (che, ricorderete, furono tra i principali protagonisti della cronaca economico-alimentare in seguito allo scoppio della guerra); mentre i prezzi globali dei prodotti lattiero-caseari sono diminuiti di oltre il 3% a causa di “una ripresa stagionale della produzione di latte dell’emisfero settentrionale”.
Aumenti, invece, per quanto riguarda i prezzi dello zucchero (+5,5% su aprile per il quarto mese consecutivo), tuttavia tamponati da un miglioramento delle condizioni meteorologiche in Brasile e un calo dei prezzi del greggio. I futures sullo zucchero, spiega la FAO, hanno chiuso maggio in ribasso dopo avere raggiunto il massimo valore degli ultimi dodici anni a fine aprile.
Buone notizie, infine, per quanto riguarda la produzione mondiale di cereali: un rapporto separato da quello in questione, ma sempre redatto dalla FAO, ha stimato che la mole produttiva globale di quest’anno sarà di 2,813 miliardi di tonnellate, in aumento dell’1% rispetto all’anno passato.