Seppure sia passato qualche annetto mi appare in sogno più spesso dell’esame di maturità: il primo pranzo di Natale a casa nostra con la famiglia di mio marito, banco di prova dei futuri rapporti con i miei suoceri.
A dirla tutta, ho avuto la fortuna di imbattermi in una coppia deliziosa. Ciò non toglie che quel 25 dicembre rimane ricordo indelebile, il giorno in cui compresi appieno il significato dell’espressione “ansia da prestazione”.
Il piano era far sì che tutto filasse liscio. Non ci riuscii al cento per cento: ero giovane, impacciata nei rapporti con gli “adulti” (che quello mi sembravano allora) e, soprattutto, nella gestione della cucina.
Ma di quell’esperienza (e delle successive) feci tesoro così che, giunti infine alla cresima di mio figlio, potei finalmente dirmi a mio agio nell’organizzare un convivio familiare senza colpo ferire.
Ecco allora i trabocchetti da superare, in scioltezza, per portare a casa il risultato: un’occasione di festa il più possibile serena per tutti, a cominciare dalla cuoca o dal cuoco.
1. Fare tutto all’ultimo minuto
Fatalmente, andrete in bambola: man mano che la casa si riempirà di parenti vostri e acquisiti (che invitare i suoceri significa avere anche i cognati, i nonni, gli zii, i cugini, i nipoti di lui/lei), aumenterà l’ansia e, fra mani da stringere, bacetti schioccati all’aria, cappotti da prendere, bicchieri da colmare, è un attimo dimenticarsi che, in cucina, c’è roba che bolle in pentola.
Mai come in questo caso, quindi, è fondamentale la prevenzione. Ovvero, preparare in anticipo tutto quel che potete.
All’arrivo degli ospiti, le cotture lunghe (brodi, arrosti) devono essere già avviate e a buon punto, ognuna con il suo bravo timer che vi avvisi che il tempo è scaduto.
Vi sarà di grande aiuto avere gli antipasti predisposti (in tavola o in frigo, secondo qualità), il salmone affettato, l’insalata lavata, i contorni solo da scaldare, la crema al mascarpone pronta, la tavola apparecchiata.
Poi naturalmente succederà che, mentre fate il giro di casa con vostra suocera, intenta a passare furtiva l’indice su mensole e cornici in cerca di tracce di polvere, vi dimenticherete nel tostapane i crostini per il salmone e dovrete rifarli (a proposito, comprate pane in quantità).
Meglio comunque bruciare quelli che il cappone ripieno.
2. Non accettare che lei faccia i tortellini
Sono 35 anni che, ogni 23 dicembre che Dio mette in terra, vostra suocera impasta la sfoglia, compone il ripieno e chiude i tortellini intorno al dito mignolo.
Dirle “No grazie, quest’anno faccio io” sarebbe un affronto troppo grande. Lasciate che li prepari anche quest’anno e ve li porti: voi avrete una cosa in meno da fare e lei incasserà con orgoglio i complimenti della sua nuova family-in-law (i vostri genitori, fratelli, nonni e affini).
Una suocera gongolante non ha prezzo – ma applicatevi per fare il brodo più buono della vostra vita.
Lo stesso discorso vale qualunque sia il suo piatto forte del Natale, dalle lasagne agli struffoli.
E non offendetevi se il di lei marito, alla fine, assaggerà solo quella portata e, al massimo, qualche salume o l’insalata russa della gastronomia, diffidente su tutto quel che avete cucinato voi.
Conquistarlo sarà un percorso a piccoli passi, anno dopo anno. Che inizia con quanto vado a illustrarvi al punto successivo.
3. Lasciare vostro suocero senza nulla da fare
Ogni Natale, per 35 anni, ha aspettato di ricevere la chiamata “A tavola!” comodamente seduto nella sua poltrona preferita, davanti al suo programma preferito, leggendo il suo giornale preferito.
In casa vostra non ha la poltrona, né accesso al telecomando, e sebbene abbia comprato il giornale, non sa bene dove mettersi per leggerlo.
Così, si piazza davanti alla porta della cucina stile umarell, pensionato che osserva i lavori stradali. Oppure, vaga per casa, l’aria sperduta di chi non sa perché sia lì, invece che in un più rassicurante altrove.
Trovategli qualcosa da fare. Affidategli il pane e il salame da affettare. Dategli il vino da aprire e testare sul camino o i cocktail da preparare. Anzi, fate proprio in modo che abbia lui per primo il bicchiere sempre pieno.
Se siete uomini, prendetevi mezz’ora di tempo e passatela con lui in salotto, a parlare di qualunque cosa gli interessi – eccetto sport e politica, se non tifate per le medesime squadre.
Se siete donne, civettate un poco e fategli assaggiare bocconcini qua e là, per convincerlo che non lo state avvelenando.
Ci sono nipotini? Mandatelo con loro in cortile a provare la bici o i pattini nuovi – beh, sempre che non abbia bevuto troppo!
4. Farvi aiutare dalla mamma
Questo sì che sarebbe uno sgarbo imperdonabile: avete detto a vostra suocera che no, non c’era bisogno che portasse nulla, poi arriva vostra madre con una serie di tupper colmi di ogni leccornia, dalle cipolline in agrodolce al brasato solo da affettare e salsare.
Non si fa. O accettate, salomonicamente, i contribuiti di entrambe, o quelli di nessuna.
Nel primo caso, naturalmente, invogliate le signore a scambiarsi le ricette e accettate di buon grado che tutte e due mettano il naso nel vostro ragù o facciano, metaforicamente, a fette il vostro timballo di riso.
Forse, state per creare un sodalizio che ha del mostruoso. O, al contrario, vi state garantendo anni di ricorrenze serene in cui le consuocere, e le rispettive specialità, vanno d’amore e d’accordo come pane e burro.
5. Non servirli per primi
Sono gli ospiti d’onore e devono ricevere per primi ogni portata. Possibilmente, scegliendo i bocconi migliori, la fetta di timballo più ricca, la coscetta della faraona con la pelle più croccante.
Seguiranno i vostri, di genitori. Poi nonni, zii, cognati, cugini, fratelli, i piccoli al tavolo dei bambini e solo alla fine voi, che vi servirete degli ultimi cappelletti spappati sul fondo della zuppiera e delle ultime briciole di ripieno, appena velate dalle poche gocce del sugo rimasto nella salsiera.
Ma ve lo godrete, perché fra poco arriva il panettone e poi, si spera, tutti a casa. Fino all’anno prossimo.