Un giudice USA ha dato il via libera a un accordo di 15 milioni di dollari tra Post Foods e i consumatori, che hanno accusato il colosso americano di ingannare gli acquirenti pubblicizzando come “salutari” dei cereali che in realtà erano ad alto contenuto di zuccheri. Gli attori della class action avevano comprato i cereali tra il 2012 e il 2020.
In base all’accordo, Post Foods rimuoverà dalle etichette, se non lo ha già fatto, termini tra cui “poco processato”, “senza fruttosio”, “naturale”, “sano”, “nutriente”, “smart”, “salutare”, “integrale” sui prodotti in cui più del 10% delle calorie provengono dallo zucchero aggiunto. Ha anche deciso di istituire un fondo di liquidazione non reversibile di 15 milioni di dollari: non reversibile significa che anche se i soldi non vengono reclamati dai consumatori danneggiati, non ritornano all’azienda, ma vengono donati all’American Heart Association, alla National Advertising Division del Better Business Bureau e all’UCLA Resnick Center.
Nella denuncia originale contro l’azienda – presentata nel 2016 – i querelanti avevano accusato Post Foods di presentare cereali come Great Grains, Raisin Bran e Bran Flakes come sani, sani e nutrienti quando erano in realtà ricchi di zucchero in quantità eccessive, che vengono collegate a malattie quali disturbi cardiovascolari e diabete di tipo 2. Alcuni dei cereali contenevano fino a 16 g di zucchero per porzione da 59 g.
Sebbene non esista una regolamentazione specifica che vieta alle aziende di affermare o sottintendere che un prodotto è sano o nutriente in base al suo contenuto di zucchero, una raffica di azioni legali intentate negli ultimi anni contro le grandi aziende alimentari fa riferimento a leggi statali che richiedono che le etichette non siano false o fuorvianti. Kellogg’s, ad esempio, ha recentemente accettato una soluzione stragiudiziale rispetto a una simile class action, istituendo un fondo di 20 milioni di dollari.
[Fonte: Food Navigator]