Portogallo: il governo sta pensando di fermare la coltivazione degli olivi

La siccità in Portogallo continua a peggiorare, e il governo pensa a proibire la coltivazione degli olivi e dell'avocado.

Portogallo: il governo sta pensando di fermare la coltivazione degli olivi

È tutta una questione di acqua – che d’altronde, la formula è molto semplice: senza il cosiddetto oro blu le piante non crescono. Il cappio della siccità sta continuando a strozzare il Portogallo, con le autorità governative lusitane che, in seguito a un mese di aprile insolitamente caldo e secco, ritenerono opportuno, verso la metà dello scorso mese, chiedere aiuto a Bruxelles per risollevare le sorti di un settore agricolo seriamente minacciato dalla crisi idrica. Da allora la situazione non ha fatto che aggravarsi – motivo per cui il Ministero dell’Agricoltura ha deciso di annunciare un provvedimento che proibirà, fino a quanto ci sarà l’allerta nelle regioni dell’Alentejo e dell’Algarve, nuove colture intensive e permanenti di frutti rossi, avocado e olivi.

Il Portogallo ferma le coltivazioni di olivi per rispondere alla siccità

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Vi ricordiamo, prima di proseguire, che l’entità della crisi idrica in Portogallo è il risultato di un progressivo e rapido peggioramento di una situazione di difficoltà che, a onore del vero, si protrae ormai da diverso tempo. I nostri lettori più attenti ricorderanno, ad esempio, che la scorsa estate le autorità governative lusitane decisero di chiudere le piscine e le fontane pubbliche in modo da risparmiare la preziosa acqua, e poco dopo di sospendere le operazioni di pulizia delle strade.

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Ma torniamo a noi e al blocco – temporaneo, beninteso – alla coltivazione di olivi, avocado e frutti rossi; con queste ultime due colture che in particolare negli ultimi anni hanno fatto registrare crescite notevoli sia per esportazione che per consumi interni. A muovere la mano del ministero, soprattutto nel caso del blocco ai tradizionali oliveti, è il fatto che si tratta di colture che richiedono un uso eccessivo di acqua – e questo nonostante la stragrande maggioranza degli oliveti portoghesi (l’80% circa, per i curiosi) sorgano su terreni non irrigui in sofferenza per la mancanza di piogge.

Il quotidiano nazionale Público, nel frattempo, pubblica un servizio – dovutamente titolato “Senza acqua non c’è olio“, che d’altronde ve l’avevamo detto che la formula è semplice – in cui gli olivicoltori portoghesi, spiando quanto avviene nella vicina Spagna (dove, ricorderete, la scorsa campagna produttiva di olio si chiuse con un crollo verticale del 30%), temono e prevedono una drastica riduzione della produzione di olio per l’anno in corso e quelli a venire.

Dati alla mano, all’inizio dello scorso mese il governo lusitano aveva già dichiarato lo stato di siccità severa ed estrema per il 40% del territorio nazionale, con i territori della regione dell’Alentejo e la parte orientale dell’Algarve che spiccano come i più colpiti.