Ma con “polpette di mammut” si intendono forse quei mammut là, quelli grossi, pelosi e soprattutto – dettaglio decisamente importante, ci viene da dire – estinti? Beh sì. No, non è un Jurassic Park per mammiferi, ma la creazione di Bow, un’azienda australiana che ha voluto “resuscitare” la carne di animali per l’appunto estinti da tempo in modo tale da dimostrare il potenziale della carne coltivata da cellule. Carne coltivata, sì: la stessa che può essere ottenuta senza la macellazione degli animali e che, dalle nostre parti, è vittima di una fortissima opposizione – il termine “carne Frankestein” vi dice niente? – recentemente addirittura sfociata in una proposta di legge per vietarne la vendita e la produzione.
Polpette di mammut: tutto il potenziale dalle carne coltivata
Il progetto, oltre a fare agitare i più nerdacchioni tra noi e quelli che ancora sanno nominare più di dieci dinosauri diversi, punta per di più a evidenziare il legame tra gli allevamenti intensivi su larga scala, la distruzione della fauna selvatica e la crisi climatica (oltre a, come accennato, sottolineare le potenzialità della carne coltivata da cellule). Una polpetta di mammut, d’altronde, è una dimostrazione tangibile e decisamente eloquente.
L’obiettivo di Vow in quanto azienda, d’altronde, è proprio questo: mescolare e abbinare cellule di specie “non convenzionali” (come gli alpaca, bufali, coccodrilli, canguri e via dicendo) per creare nuovi tipi di carne. “Abbiamo un problema di cambiamento del comportamento quando si tratta di consumo di carne” ha commentato George Peppou, CEO di Vow. E come dargli torto: proporre a qualcuno di ridurre il numero di bistecche mangiate alla settimana è un ottimo metodo per innescare i comportamenti ossessivi – difensivi più disparati.
“L’obiettivo è quello di far passare qualche miliardo di consumatori di carne dalle proteine animali convenzionali a quelle che possono essere prodotte in altri sistemi” ha continuato Peppou. “E crediamo che il modo migliore per farlo sia “inventare” la carne”. Facile, no?
“Abbiamo scelto il mammut lanoso perché è un simbolo della perdita di diversità e un simbolo del cambiamento climatico” spiega Tim Noakesmith, che ha co-fondato Vow con Peppou. Un messaggio eloquente, dicevamo: secondo la comunità scientifica questo colosso lanoso è stato portato all’estinzione dalla caccia degli umani e dal riscaldamento del mondo che ha seguito l’ultima era glaciale.
Per raggiungere questo risultato e creare la proteina del muscolo di un mammut, Vow ha lavorato con il Prof Ernst Wolvetang dell’Australian Institute for Bioengineering presso l’Università del Queensland. Il suo team ha preso la sequenza del DNA per la mioglobina di mammut, una proteina muscolare chiave per conferire alla carne il suo sapore, e ha colmato le poche lacune usando il DNA dell’elefante.
La sequenza è stata poi inserita nelle cellule staminali del mioblasto di una pecora, che si è replicata per crescere fino a raggiungere i 20 miliardi di cellule successivamente utilizzate dall’azienda per coltivare la carne di mammut. “È stato incredibilmente facile e veloce”, ha detto Wolvetang. “L’abbiamo fatto in un paio di settimane”.