Carriera all’insegna dell’illegalità nelle pizzerie in Calabria, dove è stato arrestato un pregiudicato, che da cameriere era riuscito a diventare boss di un giro di racket nel campo della ristorazione. Proprio un paio di giorni fa, la squadra Mobile e Divisione Anticrimine Milano aveva scovato il giro di denaro reinvestito nel circuito della grande ristorazione in Lombardia e Piemonte.
Giuseppe Carvelli, 49 anni, residente a Petilia Policastro (Kr), è finito in manette insieme ad altre otto persone da ordinanze di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta “Amleto Turlè”. Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza di una rete fittizia di beni e società, capeggiata dallo stesso Carvelli, che voleva tutelare il patrimonio accumulato illecitamente nel tempo. Le accuse sono di associazione per delinquere e trasferimento fraudolento di valori.
L’uomo era stato condannato a 22 anni di carcere, ma nell’estate 2017 uscì dal carcere e fu “assunto” come cameriere in un locale della catena Tourlè, specializzata in giropizza e che ha vari punti vendita in franchising nel Varesotto, tra cui i locali di Gazzada Schianno e Marchirolo. Ma, ai tempi, Giuseppe Carvelli non portava piatti ai tavoli, stava alla cassa, raccoglieva gli ordini e soprattutto li dava, poiché prima di finire in cella aveva lasciato 400mila euro all’amico Francesco Bilotta. Soldi illeciti per aprire le pizzerie.
Fonte: Gazzetta del Sud