Pizze Buitoni contaminate: Nestlé a processo due anni dopo la morte di due bambini

A due anni di distanza dallo scandalo delle pizze surgelate contaminate, si va a processo.

Pizze Buitoni contaminate: Nestlé a processo due anni dopo la morte di due bambini

Ci sono volute due anni di indagini, ma finalmente le autorità francesi si sono espresse, incriminando ufficialmente Nestlé Francia per il caso delle pizze surgelate Buitoni contaminate dal batterio dell’Escherichia Coli. Uno scandalo senza precedenti, che portò la multinazionale dell’alimentare a chiudere e cedere lo stabilimento produttivo di Caudry, ed è proprio la stessa azienda a dare oggi l’annuncio.

Il pizza-gate Buitoni

buitoni

Viste le tempistiche, meglio procedere con ordine e riassumere brevemente la vicenda. Siamo nella primavera del 2022 e le autorità sanitarie francese recepiscono un allarme riguardante una vera epidemia di E. Coli (batterio di cui esistono vari ceppi che può portare a gravi problematiche all’apparato digerente, vie urinarie e in alcuni casi anche il sistema respiratorio): ben settantacinque casi accertati, soprattutto bambini, che in due casi hanno portato al decesso. I sospetti si sono presto concentrati sulle pizze surgelate Buitoni della linea Fraîch’Up, e le indagini hanno poi confermato l’ipotesi individuando nella farina l’ingrediente contaminato. Una vicenda in cui è poi subentrata l’italiana Italpizza, rilevando lo stabilimento produttivo di cui Nestlé ha avuto buon gioco a sbarazzarsi.

Le accuse

Nestlé

Nel comunicato stampa di Nestlé non sono ancora specificati i capi di accusa, ma Le Figaro riporta i reati ipotizzati quando nel 2022 sono state aperte le indagini: omicidio colposo, lesioni involontarie, immissione sul mercato di un prodotto pericoloso per la salute e messa in pericolo altrui. Così commenta Pierre Debuisson, l’avvocato che rappresenta una sessantina delle vittime: “Questo è un passo cruciale per comprendere le origini di questa tragedia. Le numerose famiglie che rappresento aspettavano con impazienza questo momento. Possiamo solo sperare che l’incriminazione di Nestlé incoraggi fortemente i grandi gruppi agroalimentari a rafforzare considerevolmente i controlli interni per garantire la sicurezza alimentare dei consumatori”.