Il capitolo degli imballaggi alimentari: spesso in plastica, quasi sempre tacitamente accettati nel nome di una presunta sicurezza, sovente – come vedremo – superflui. Non è un caso che si tratti di uno dei soliti sospetti al banco degli imputati, quando si parla di greenwashing o di riduzione dell’inquinamento.
Ebbene: secondo una ricerca commissionata dalla DS Smith, multinazionale britannica specializzata in imballaggi in carta (ed è giusto sottolinearlo), più della metà del packaging in plastica non serve. “Ridotti o sostituiti interamente“, sostiene lo studio.
Com’è stata condotta la ricerca?
I ricercatori hanno deciso di procedere con un’analisi sul campo, intraprendendo un audit sull’utilizzo della plastica in 1500 prodotti alimentari nei cinque principali rivenditori alimentari nei principali mercati europei.
Per farlo hanno eseguito un’analisi del paniere prendendo in esame la “proporzione di articoli acquistati abitualmente in un tipico carrello della spesa”. Il paniere comprendeva 50 articoli regolarmente acquistati dalla famiglia tipo in ciascuno dei mercati studiati; ed era accompagnato da un’analisi dell’inventario del punto vendita che mostrava la “proporzione di una gamma di alimenti e bevande confezionati in plastica nelle diverse aree del negozio”.
A questo punto il team ha unito i dati per ottenere un singolo indice degli imballaggi in plastica, che fornisce una media ponderata dell’utilizzo della plastica in “un carrello della spesa rappresentativo”.
I dati parlano chiaro: la maggior parte degli imballaggi in questione sono utilizzati per alimenti ultra processati, come piatti pronti (90%); pane, riso e cereali (89%); latticini (83%); e carne e pesce (80%).
Complessivamente, analizzando il carrello medio e gli inventari dei punti vendita presi in esame, si è concluso che poco più della metà (il 51%) degli imballaggi in plastica per alimenti e bevande presenti nei supermercati del Regno Unito – il mercato europeo dove gli imballaggi in questione sono più presenti: 70% del totale – sono superflui, e potrebbero essere rimossi rispettando gli standard di sicurezza o sostituiti con alternative.