Immaginiamo che ci sia una certa convenienza nell’immaginare il “fatto in casa” come buono e genuino e, in termini più generali, degno della nostra fiducia. I dati, però, suggeriscono altro: non tanto sulla bontà, ci mancherebbe, ma più banalmente sul rispetto delle regole. Il ministero della Salute ha pubblicato la sua relazione annuale del Piano di Controllo Nazionale Pluriennale, inerente all’anno 2022, riassumendo in numeri un intero anno di sicurezza alimentare. Diamoci un’occhiata.
Nel corso del 2022 sono stati effettuati 142.662 controlli sugli operatori, attraverso ispezioni e audit, presso gli stabilimenti riconosciuti (107.473 nel 2021) e 284.375 presso gli stabilimenti registrati (235.861). Complessivamente le autorità competenti hanno fatto registrare non conformità in 6.685 stabilimenti riconosciuti e in 32.492 stabilimenti/operatori registrati. Ma cosa ci dicono, questi numeri, se applichiamo i filtri necessari a separare le importazioni dai Paesi Terzi alle produzioni nazionali di Dop e IGP?
Non conformità in più di un quarto dei controlli
È tempo di dare un po’ di numeri, dunque. Per quanto riguarda le importazioni da Paesi Terzi sono complessivamente state respinte 150 partite di merci, che equivalgono allo 0,4% del totale (vale la pena notare, per dare un poco più contesto e significato ai dati, che sono state introdotte nel Paese 40.932 partite di animali, prodotti di origine animale e mangimi, in calo del 2,2% su base annua, e 87.807 di origine vegetale, in calo del -24,3%). La produzione nostrana, invece?
Il rapporto del ministero è più che eloquente: “Per i prodotti Dop, Igp e le Specialità tradizionali, sono stati controllati 189.587 operatori di cui 50.017 riscontrati non conformi”. Più di un quarto delle aziende finite sotto la lente d’ingrandimento del personale in divisa, in altre parole, risulta non del tutto in regola. “Per i controlli su etichettatura e tracciabilità sono stati accertati 88 casi di non conformità” continua il rapporto, “mentre quelli svolti sul benessere animale sono stati 45.817 in 992 luoghi di produzione”.
A uscire ammaccate, l’avrete intuito, sono proprio le tante decantate eccellenze italiane: i numeri, nella loro fredda esattezza, perforano qualsiasi velo di retorica – anche e soprattutto quella che spinge il “noi contro loro“, per fortuna.