Meglio tardi che mai: quando è arrivato il New Times a dirci che in Italia c’è un posto magnifico e buonissimo che si chiama Calabria, d’improvviso, finalmente, ce ne siamo accorti in tanti.
Parlo anche per me: nonostante avessi un nonno di Reggio erano vent’anni che non toccavo la punta d’Italia.
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Finché ieri un cuoco bravo, intelligente e determinato che risponde al nome di Nino Rossi ha organizzato a Villa Rossi, a Santa Cristina d’Aspromonte, una manifestazione dedicata al maiale, PIG Calabria.
Nino fa parte di una nuova generazione di ristoratori calabresi —il cui volto più luminoso è quello di Caterina Ceraudo– che ha deciso di non indugiare sulle magagne del territorio ma di guardare, semplicemente, avanti.
Alcuni di questi erano a PIG: Luca Abbruzzino, Antonio Biafora, Gennaro di Pace. E con loro tanti trentenni grandi che diventeranno grandissimi: Luciano Monosilio di Pipero a Roma, Diego Rossi di Trippa a Milano, Mauricio Zillo e Francesco Ruggero di A’Mere a Parigi, Giacomo Sacchetto di Casa Perbellini (con loro l’ottimo Angelo Sabatelli: assai bravo, ma a occhio non trentenne).
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A PIG —come nelle frittole— c’erano tutti gli ingredienti che servivano: un gruppo di professionisti giovani, seri e talentuosi; la cucina antica e quella contemporanea; i vini, l’olio e un luogo meraviglioso e segreto come l’Aspromonte.
In due giorni immersi tra i boschi m’è venuta una voglia pazzesca di Calabria: guardando le arance mature sugli alberi, passeggiando tra gli olivi (è stata un’ottima annata), assaggiando i dolci sorprendenti —tra i migliori degli ultimi tempi— della pasticceria di Rocco Scutellà di Delianuova, strafogandomi di suino, mirando il mare all’orizzonte e godendone i frutti (al buon De gustibus di Maurizio Sciarrone, a Palmi).
Rossi ha capito una cosa che tanti —colpevolmente o dolosamente– trascurano: una manifestazione per essere forte non deve essere grossa, deve essere vera.
In un posto vero, con gente vera e cibo vero.
Ormai le occasioni per mangiare piattini a nastro sgomitando per un calice sono un milione; quelle per vivere un luogo, una cultura e una cucina intimamente si contano sulle dita di una mano (penso ad esempio a quelle organizzate da Roberto Petza in Sardegna e invidio chi sia stato a Fuoco! in Sicilia).
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La Calabria è selvaggia. È potente. È fiammeggiante. E se c’è qualcuno che sa governare l’energia del fuoco, quelli sono i cuochi.
[Crediti | Immagini: Gianluca Calisti]