PETA: la presidente nel suo testamento chiede di essere fatta a pezzi

Ingrid Newkirk, la Presidente di PETA, ha aggiornato il suo testamento chiedendo di essere smembrata e poi spedita per posta dopo la morte.

PETA: la presidente nel suo testamento chiede di essere fatta a pezzi

Ingrid Newkirk, Presidente nonché fondatrice di Peta, sta facendo parlare di sé a causa di una clausola recentemente aggiunta al suo stesso testamento: in parole povere la 73enne ha richiesto che, in seguito alla sua scomparsa, il suo corpo venga fondamentalmente fatto a pezzi e in seguito consegnato a una serie di persone e organizzazioni coinvolte nelle varie attività che prevedono l’uso (e soprattutto l’abuso) di animali. Capirete bene che l’aggiornamento, intriso di una forte componente provocatoria, ha suscitato una forte discussione: ve lo immaginate vedere arrivare il postino e consegnarvi un pezzo di gamba o un dito – magari il medio? – della Presidente di Peta?

Ingrid Newkirk: cosa si trova nel testamento della Presidente di Peta?

allevamenti intensivi

L’intenzione di Ingrid Newkirk, al di là della natura innegabilmente macabra delle sue ultime volontà, è di fatto quella di “lottare contro lo sfruttamento degli animali, anche dopo la morte“. Una sorta di tenacissimo spirito vendicativo che non si lascia fermare dai proverbiali tre metri di terra, insomma. Scherzi a parte, la scelta della 73enne Presidente di Peta sta senz’altro guadagnando la risonanza necessaria a raggiungere il suo scopo effettivo – portare all’attenzione del mondo la lotta contro lo sfruttamento degli animali.

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È poi bene notare che proprio la sensazione di sgomento che possiamo provare nell’immaginare che un essere umano, dopo la sua morte, venga fatto a pezzi e poi spedito in lungo e in largo, è  proprio la chiave di lettura voluta da Newkirk: quello che effettivamente accadrà a lei, in seguito alla sua dipartita, è ciò che di fatto accade di giorno in giorno a miliardi animali in tutto il mondo.

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In altre parole, il testamento della Presidente di Peta è una limpidissima – e lucidissima – provocazione che ha come obiettivo il puntare i riflettori sullo specismo che abita la nostra società, indifferente di fronte alle crudeltà compiute sugli animali in ogni contesto – l’industria alimentare, con la bandiera rossa degli allevamenti intensivi, è naturalmente l’esempio più lampante; ma la denuncia di Newkirk arriva anche a quella della moda, del settore farmaceutico o quello della cosmesi – ma che innalza un muro di ripugno e sgomento quando le stesse pratiche vengono compiute su di un singolo essere umano.

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In definitiva, l’elemento disturbante nel testamento non è incidentale o implicito, ma piuttosto voluto e ricercato. Da quanto lasciato trapelare, Ingrid Newkirk ha ad esempio richiesto che un suo occhio venga inviato al National Institutes of Health (NIH) per ricordare che Peta vigilerà attentamente sul suo operato; che l’altro venga mandato al Ministero dell’Interno del Regno Unito e che i suoi capelli siano inviati al barbiere più antico del mondo, Truefitt & Hill, che tuttora utilizza il pelo dei tassi per creare delle spazzole.