Oltre sette tonnellate di pesto Giovanni Rana sequestrate al porto di Genova dagli Ispettori di frontiera del Ministero della Salute. Il motivo? “Presunte irregolarità relative alla legge europea sugli alimenti”, si legge su la Repubblica. Nel corso delle ultime ore la notizia ha comprensibilmente preso a rimbalzare da una testata giornalistica all’altra, spesso condita da un’analisi che implicitamente – ma nemmeno troppo – condanna a una sentenza per truffa. Ma mettiamo un po’ di ordine: il carico in questione è stato “fabbricato” in quel da Chicago dalla Rana Meal Solutions, azienda “satellite” che si occupa degli affari a stelle e strisce, e reca la dicitura “composto da basilico 100% genovese DOP” quando, come appena accennato, è di fatto prodotto negli Stati Uniti.
Pesto Giovanni Rana, da Chicago a Genova: il caso del sequestro
Tale carico, secondo quanto riportato da più giornali e per di più dichiarato dagli stessi legali dell’azienda interessata, sarebbe destinato a essere venduto in Francia e in Spagna con marchio Kirkland da Costco, altro colosso a stelle e strisce operativo nel settore dell’hard discount. Come certamente avrete potuto intuire – e probabilmente anche leggere da qualche parte – la cosiddetta pietra dello scandalo riguarda i riferimenti al basilico italiano e la provenienza del carico, che per l’appunto batte la bandiera di Chicago.
Una piccola – ma normale, come vedremo – incongruenza che è bastata ad allungare un caso di sequestro in polemica. Ma torniamo alle vicende al porto di Genova: gli ispettori hanno vietato l’ingresso del pesto marchiato Kirkland in quanto “non conforme per controllo identità non soddisfacente ai sensi del regolamento Ue 625/2017”, atto che si occupa di disciplinare i controlli sugli alimenti. I legali del Pastificio Rana, com’è normale che sia, si sono immediatamente attivati per risolvere il caso – “Non è dato capire in cosa il controllo non sarebbe stato soddisfacente”, hanno commentato -; e il tutto verrà verosimilmente risolto dai giudici del Tar.
Ora, come abbiamo accennato la questione potrebbe apparire scivolosa, con tanto di danno all’immagine del pesto Giovanni Rana e accuse più o meno velate di truffa; ma la realtà è che un carico di pesto genovese non smette di essere tale se approda al porto di Casablanca, di Tokyo o di Chicago. Insomma, al momento non c’è nulla che possa far effettivamente credere che l’azienda Giovanni Rana abbia compiuto un illecito: semmai, ma il sentore in questo caso è quello del Davide contro Golia, si potrebbe spendere qualche parola sull’assurdità di un sistema (non specifico alla Rana, naturalmente) che spedisce da una costa all’altra dell’Atlantico del basilico e del pesto: cresciuto in Italia, prodotto in America, rimandato in Italia e poi spedito per l’Europa.