“Il 41% di tutte le sostanze trovate nella polvere delle case degli agricoltori risulta cancerogeno o potenzialmente cancerogeno mentre il 61% dei residui potrebbe essere pericoloso per la riproduttività”: parole lapidarie (e piuttosto inquietanti) tratte da uno studio realizzato su 207 coltivazioni distribuite in diverse regioni agricole del Vecchio Continente, tra cui le pianure che costeggiano il fiume Po. Studio che, di fatto, è stato presentato dalla professoressa Violette Gessen nell’ambito di una discussione parlamentare in quel di Bruxelles nel contesto della petizione Save Bees and farmers, che potremmo tradurre in “Salviamo le api e gli apicoltori” – un’iniziativa che chiede una drastica riduzione dell’uso di pesticidi.
Pesticidi: la distanza tra la comunità scientifica e i decisori politici
Eh sì, perché fondamentalmente la pietra dello scandalo sono proprio loro – i pesticidi, per l’appunto: le “sostanze cancerogene” che abbiamo citato in apertura sono direttamente collegate al loro impiego in ambito agricolo. Motivo per cui la comunità scientifica spinge per il sopracitato taglio, incontrando tuttavia una certa resistenza dalla controparte politica che tiene il proverbiale coltello dalla parte del manico.
“Diversi governi degli Stati membri e parlamentari europei hanno recentemente chiesto di ritardare o annacquare il nuovo regolamento sui pesticidi” ha commentato a tal proposito il professor Jeroen Candel dell’Università olandese di Wageningen, intervenuto nell’ambito della stessa discussione parlamentare. Le giustificazioni sono molteplici, e molte le conosciamo già: spaziano dal comprensibile timore per la “sicurezza alimentare” alla condizione economica degli agricoltori, e in alcuni casi si limitano a definire le proposte della comunità scientifica “discutibili preoccupazioni”.
Vi ricordiamo, in questo contesto, i commenti risalenti a quest’estate dell’eurodeputato Paolo De Castro, che ha criticato la proposta della Commissione europea di tagliare del 50 per cento l’impiego di pesticidi entro il 2030 sostenendo che la sua implementazione avrebbe penalizzato eccessivamente gli agricoltori.
Ma torniamo a noi: all’esitazione dei legislatori, come accennato, si oppone l’urgenza della comunità scientifica, che impugnando gli studi più recenti tenta di sottolineare l’importanza di tagliare l’uso di prodotti fitosanitari. “In ciascuna delle colture analizzate vengono applicati tra i 7 e i 37 pesticidi, mentre il 23% delle applicazioni eccede la dose consigliata di fitosanitari” ha commentato la professoressa Gessen. Quel che è peggio, circa un quarto dei pesticidi riscontrati nelle analisi sul campo sono prodotti attualmente espulsi dal mercato europeo perché reputati pericolosi.
I risultati, come anticipato in apertura, sono decisamente preoccupanti: nella polvere delle abitazioni degli agricoltori è stata riscontrata la presenza di sostanze cancerogene, nel sangue del 90% delle persone prese in esame sono state trovate delle miscele di sostanze e nelle loro feci sono stati individuate tracce di oltre 20 pesticidi.