Alla luce dei recenti focolai di peste suina in Piemonte e Liguria è entrato in campo anche il WWF, che imputa la diffusione del morbo all’insostenibilità delle condizioni degli allevamenti intensivi e al trasporto illegale di animali e carni; mentre giudica come temporanee (e pertanto insufficienti) le attuali misure di contenimento.
Per combattere la diffusione delle epidemie di peste suina (ma anche di influenza aviaria) occorre infatti rivedere del tutto i sistemi di allevamento, puntando al ripristino e alla salvaguardia degli habitat naturali favorendo così la ripresa della biodiversità. Il problema, inoltre, andrebbe affrontato considerando anche il bracconaggio e il commercio illegale delle specie selvatiche, che sovente vengono macellate sul posto in maniera illegale contribuendo a diffondere il virus; e infine riducendo il consumo di carne e altri prodotti di origine animale come uova, latte, formaggi, latticini e anche pellame.
Isabella Pratesi, Direttore Conservazione WWF Italia, non ha alcun dubbio a riguardo: “Le misure di contenimento dell’epidemia di peste suina e influenza aviaria previste dalle normative nazionali ed europee risulteranno misure palliative legate ad una situazione emergenziale senza un ripensamento dei nostri sistemi produttivi e di consumo, soprattutto quello di carne”.