Almeno 400 cinghiali da mettere in gabbia, selezionare e poi abbattere nei prossimi 30 giorni: queste le disposizioni della cabina di regia sulla peste suina, alle prese con l’imperversare del morbo in questione nella Regione Lazio. Disposizioni che, di fatto, impongono anche l’abbattimento dei suini nella zona infetta con raggio di 10 chilometri dalle due positività rilevate in un allevamento locale entro cinque giorni; e il completamento (di nuovo entro cinque giorni) dei lavori di installazione delle recinzioni sul Grande Raccordo Anulare in modo da impedire alla fauna selvatica di continuare a diffondere il virus (lavori che di fatto procedono anche sul versante Liguria-Piemonte).
In questo contesto, si prevede che entro la giornata del 17 giugno saranno preparate dieci gabbie nelle Aree Naturali Protette regionali per le catture dei cinghiali selvatici, che saranno strumentali nelle operazioni di contenimento del focolaio. A tal proposito, Coldiretti, che nel corso dell’emergenza si è fatta portavoce di una protesta degli allevatori, ha sottolineato la necessità di introdurre “misure di sostegno per il settore suinicolo al fine di tutelare il reddito degli allevatori ma anche intervenire per un deciso contenimento della popolazione dei cinghiali che rappresentano il vettore di trasmissione della malattia”.
“Il rischio è che l’emergenza si allarghi e che siano dichiarate infette le aree ad elevata vocazione produttiva” ha continuato l’associazione “con il conseguente pregiudizio economico che potrebbe discendere per la filiera agroalimentare e l’occupazione in un settore strategico del Made in Italy”.