Con il ritrovamento dei più recenti casi di peste suina africana nel comune di Roma la preoccupazione ha cominciato a dilagare in tutta Italia: in provincia di Pavia, in Lombardia, hanno già cominciato con gli abbattimenti preventivi, mentre nei pressi di Firenze le autorità si sono rivolte ai cittadini invitandoli a segnalare la presenza di animali morti nei boschi. Restando in Toscana, anche il Consorzio di tutela della Cinta senese ha giudicato necessario adottare misure precauzionale, e ha richiesto alle autorità locali di intraprendere le opportune attività per ridurre drasticamente il numero di cinghiali sul territorio.
La paura, chiaramente, è che i capi d’allevamento – tenuti allo stato brado e semibrado – rimangano contagiati dal morbo in questione: “Massima vigilanza dunque” invitano i soci del Consorzio di cui sopra “soprattutto nella gestione dei cassonetti dei rifiuti, fonte principale di contagio a causa dei cinghiali che spesso trovano cibo potenzialmente infetto lasciato all’esterno”. Le preoccupazioni del settore, però, non si limitano al diffondersi della peste suina africana: proprio come i colleghi avicoltori, infatti, le aziende si sono trovate a dover fare i conti con il caro energia e l’aumento del prezzo dei mangimi; oltre al diffondersi in Italia di associazioni del maiale nero, il cui proliferare “rischia di confondere il consumatore penalizzando l’unica razza, la Cinta Senese appunto, che può fregiarsi del riconoscimento europeo della Dop”.