Continuano gli sforzi delle autorità sanitarie per limitare quanto possibile la diffusione della peste suina africana sul territorio nazionale: nello specifico, l’impegno del personale veterinario e degli agenti delle forze dell’ordine è soprattutto rivolto nel contesto del focolaio individuato lo scorso dicembre nei boschi del Piemonte meridionale e in Liguria, nei territori della provincia di Genova e nell’entroterra savonese, dove di fatto le segnalazioni dell’Istituto Zooprofilattico locale continuano a crescere su base settimanale. Proprio qui, negli scorsi giorni, il Ministero della Salute ha terminato le operazioni di installazione dei cartelli che di fatto delimitano la cosiddetta zona rossa: un passo in avanti che, tuttavia, arriva con un poco di ritardo.
Il commento di Giorgio Storace, coordinatore Gisc (Gruppo interegionale squadre da cinghiale) per la provincia di Alessandria, è di fatto più che eloquente: “Questa mattina ho fatto un giro sul territorio tra Piemonte e Liguria e ho notato la presenza di questi cartelli che stanno ad indicare che sui nostri territori siamo in zona di restrizione 2” ha spiegato. “Sono passati 10 mesi dall’inizio della circolazione della peste suina e i cartelli sono stati messi solo ora, a fine della stagione dell’outdoor e della frequentazione dei fiumi”.
A onore del vero va sottolineato che i cartelli in questione – seppur inequivocabilmente in ritardo – non sono l’unica misura adottata: appena u paio di settimane fa vi raccontammo che tra Piemonte e Liguria sono già stati installati ben 115 chilometri di rete anti cinghiale.