Sì, sempre di peste suina africana si tratta, ma questa volta non parliamo del recente focolaio tra Piemonte e Liguria: questa storia inizia invece circa due anni fa, in Thailandia, dove numerosi allevatori di maiali hanno assistito ai propri animali diventare febbricitanti e morire dopo pochi giorni di una malattia misteriosa.
Misteriosa perché, fino a fino a circa un mese fa, il governo thailandese ha sostenuto con ostinazione che la peste suina non si trovava affatto in Thailandia. Ora, però, hanno finalmente riconosciuto un caso e scatenato, come conseguenza, una tempesta di fuoco che ha innalzato i prezzi della carne di maiale ai massimi storici. “È impossibile che non lo sapessero” commenta Jintana Jamjumrus, allevatrice di maiali. “Gli animali continuavano a morire in tutto il Paese… perché hanno nascosto il tutto?”. La linea del governo, però, rimane inflessibile: non hanno insabbiato un bel niente, negli anni precedenti semplicemente NON c’era peste suina nei confini nazionali, e gli animali morivano di altre malattie.
Nel frattempo, il 54% delle aziende e degli allevatori più modesti hanno dichiarato bancarotta, e ora lamentano che se il governo avesse lanciato prima l’allarme sarebbero ancora operativi. Dal riconoscimento del primo caso sono stati abbattuti più di 400 maiali, tutti in piccoli allevamenti; mentre la mandria complessiva nazionale è in calo del 17% rispetto ai numeri dell’anno scorso: allevare nuovi animali per colmare il divario potrebbe richiedere più di 10 mesi di tempo, e questo se i contagi dovessero fermarsi del tutto.